CATANIA – Continuano a venir fuori nuovi dettagli del naufragio del peschereccio che, nella notte tra il 18 e il 19 aprile, ha causato la morte di oltre 700 profughi nel Canale di Sicilia.
Nelle prime ore di questo pomeriggio, infatti, ha avuto luogo al tribunale catanese l’udienza per la convalida del fermo dei due scafisti, Mohammed Alì Malek e Mahmud Bikhit, indicato dal primo come il comandante del peschereccio.
Attraverso le testimonianze dei 26 sopravvissuti a quella che, fin’oggi, rappresenta la più grande tragedia di sempre nel Mediterraneo, si è potuto apprendere come questi vivessero le settimane pre-sbarco in condizioni disumane.
I migranti infatti, il cui numero si attestava tra i 1000 e i 1200, erano stati inizialmente raccolti in una fattoria nei pressi di Tripoli, nella quale delle vere guardie armate erano pronte a bastonare chiunque non ubbidisse agli ordini. Percosse che, stando al racconto dei sopravvissuti, avrebbero causato la morte di alcune persone; una morte che, se non sopraggiungeva a causa delle bastonate, arrivava per gli stenti e per le condizioni in cui erano costretti a vivere.
Una sorta di lager, dunque, dal quale era possibile uscire vivi solo attraverso il pagamento delle somme per il viaggio verso l’Europa che, a seconda dei casi, variavano da cifre più basse, ovvero circa 1000 dollari, fino ad arrivare anche al pagamento di 7000 dollari. Una volta ricevuta la somma prestabilita, infatti, gli aguzzini avrebbero fatto salire i profughi su dei camion in modo da trasferirli sulle coste libiche, dove ad attenderli c’era un gommone pronto a trasportarli sul peschereccio.
Confermate, sempre attraverso le testimonianze dei sopravvissuti, anche le cause del naufragio della nave, avvenuto sia per il sovraccarico a cui era stato sottoposto lo scafo, sia a causa delle manovre errate degli scafisti, che avrebbero causato tre impatti fatali per il peschereccio.
La procura etnea, intanto, ha anche diramato l’elenco dei 26 sopravvissuti alla terribile tragedia. Un elenco in cui si possono scorgere i nomi di 26 ragazzi, la cui età oscilla tra i 29 anni e i 17 anni.
Insomma, dati e testimonianze che non fanno altro che confermare come, chi gestisce questa terribile tratta di esseri umani, sia senza scrupoli e pronto a tutto pur di ottenere ingenti somme di denaro.