CATANIA – Grande successo per l’iniziativa di protesta civile che ha puntato i riflettori sulla forzata chiusura dei teatri in seguito alla situazione Covid.
Su invito di U.N.I.T.A. (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo) il Must Musco Teatro di Catania ha riacceso per una sera dalle 19,30 alle 21,30 le luci del suo teatro per accogliere il numerosissimo pubblico di affezionati ed estimatori che ha voluto lasciare un pensiero, una frase, una riflessione a sostegno di questo luogo d’arte e di cultura.
Diversi gli interventi: “Il Teatro in tutte le sue forme e manifestazioni costituisce ARTE che è nata con l’uomo…”, ha scritto Caterina Maccarrone, “… è fame per le nostre anime e ricchezza per il nostro spirito. Il Teatro non deve morire!”. Più icastica Floriana ha ricordato che “La cultura è un bene straordinario alla stregua dell’acqua; i teatri, i cinema e i musei sono come tanti acquedotti. Non chiudeteli”. Caterina Belladonna ha usato i versi per esprimere il suo senso di luce nei confronti del teatro:” Un gesto sospeso/appeso nel buio/un bacio mai dato/un fuoco smagato/né luce, né voce/ e l’ombra è la mia/ una sola/se muore il teatro/muore la parola”.
Ad accogliere il folto pubblico c’erano Giuseppe Dipasquale, direttore artistico del Must, Valeria Contadino presidente del Must, insieme a Steve Cable e Antonella Caldarella de La Casa di Creta e Teatro Argentum Potabile da quest’anno residente presso il Must Musco Teatro.
“Abbiamo apprezzato lo slancio – ha affermato Dipasquale – con cui il Presidente Draghi ha parlato in Senato dei teatri e della loro agonia. Adesso aspettiamo fatti concreti. A fronte di dieci centri commerciali aperti pretendiamo aperti altrettanti teatri che ridiano luce ai loro palcoscenici”.
“Il silenzio del governo centrale non rappresenta la volontà di chi, come tanti italiani, crede nell’arte come libero strumento di crescita, formazione e confronto”, ha commentato Valeria Contadino. “Ci chiediamo perché le Chiese e tutti i luoghi di culto sono aperti al pubblico e la gente può andare ad assistere alle funzioni mentre è vietato sedersi in una platea di un teatro o di una sala cinematografica in quanto sede di possibile pericolo”, hanno rincarato la dose Steve Cable e Antonella Caldarella.
Ma il solo e vero protagonista della serata è stato il pubblico che ha riempito il piazzale antistante il teatro, nel rispetto delle norme anti-assembramento e della chiusura imposta ai teatri. È rimasto fuori, ma con il cuore dentro a sperare e dare coraggio chiedendo a gran voce che termini questa forzata chiusura.
Semplice e sincero il pensiero lasciato da Angelo Longo: “Mi chiamo Angelo, ho quarant’anni e sono un appassionato d’arte e spettacoli, perché per me questi costituiscono un nutrimento dell’anima. Non potere avere accesso agli spettacoli costituisce una privazione che spero finisca al più presto”.
“Facciamo luce sul teatro” è un’iniziativa che ha coinvolto i teatri italiani, dalle piccole sale di provincia fino ai grandi teatri nazionali. Dalle 19,30 alle 21,30 di lunedì 22 febbraio le sale sono tornate ad illuminarsi, con la riaccensione delle luci e la riapertura delle porte. È stato un segnale forte e chiaro per far sapere a tutta Italia che i teatri esistono ancora e che stanno soffrendo enormemente per le chiusure protratte da ormai un anno e che il protrarsi di questa situazione potrà solo incidere nel profondo ancor più le già tante ferite economiche e sociali che questo assurdo virus ha inflitto inesorabilmente.