STROMBOLI – “Il cratere di Stromboli rappresenta la maggiore sorgente di rischio tsunami nel Mar Mediterraneo“. Sono le dichiarazioni di Giuseppe De Natale, dirigente di ricerca dell’Ingv, durante il lancio del manifesto “Ricucire l’Italia per un nuovo assetto Euro-Mediterraneo”, un importante appuntamento per i maggiori esperti nel mondo scientifico.
Dopo l’area napoletana, con il rischio vulcanico più alto al mondo, segue la Sicilia con l’Etna e i vulcani delle Isole Eolie (Messina), compresi quelli sottomarini.
Sull’Etna, il ricercatore dell’Ingv (Centro Nazionale Terremoti) spiega che il vulcano etneo in genere “non pone rischi immediati per la vita umana” (nonostante le colate laviche alle volte riescano a minacciare centri abitati). Si tratta, però, di una zona dove i terremoti sono piuttosto frequenti, principalmente a causa delle faglie e degli stessi processi vulcanici dell’Etna: ecco perché nel capoluogo etneo il rischio principale sembra essere esclusivamente di natura sismica.
Per quanto riguarda i vulcani delle Eolie, secondo De Natale questi mostrerebbero “livelli modesti di esplosività“. I drammatici episodi dell’estate 2019, infatti, sarebbero stati fatti eccezionali, molto rischiosi ma anche imprevedibili. Nel Mar Mediterraneo, però, Stromboli sarebbe la maggiore sorgente di rischio tsunami e per questo bisogna sempre mantenere alta l’attenzione. Stessa cura che va riservata alle attività di monitoraggio e prevenzione nell’area del Napoletano, altrettanto piena di rischi per la presenza di numerosi vulcani attivi e a livelli alti di esplosività (anche sottomarini).
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