SICILIA – L‘emergenza sanitaria ha arrecato un grosso danno anche al settore della produzione di latte e di derivati all’interno della nostra Isola. Un argomento che già due anni fa fece parlare molto di sé, quando ci fu una protesta contro il crollo del prezzo.
Adesso la lente d’ingrandimento si sposta sulla crisi che il settore lattiero–caseario sta vivendo, sulla quale influiscono anche altri fattori. Tra essi anche la siccità e la riduzione delle esportazioni, oltre all’inferiorità del prezzo del latte rispetto alle altre regioni italiane. Spesso il latte che troviamo nei supermercati per l‘80% non è di provenienza nostrana e tutto ciò rappresenta un vero e proprio smacco per la nostra terra, nella quale la creazione del prodotto ha una tradizione certamente non indifferente. La vicinanza sia ai produttori che ai consumatori è sempre importante e la Regione Siciliana in questo senso sta lavorando.
Il presidente di Confagricoltura Sicilia, Ettore Pottino, intervenuto ai nostri microfoni, spiega come la pandemia sia stata la principale causa della crisi, data la chiusura dei luoghi di ristorazione, e come i problemi di concorrenza sui prodotti abbiano pesato più di quelli relativi al clima. L’appartenenza della nostra nazione all’Unione Europea rappresenta un qualcosa che favorisce l’arrivo delle cagliate da fuori.
“La pandemia è stata più devastante di tutto – afferma Pottino – perché i nostri prodotti di qualità hanno uno sbocco importante nei bar e nei ristoranti e la loro chiusura ha provocato un blocco della filiera. La siccità in autunno è stata saltuaria, mentre le cagliate rumene vengono qua e fanno concorrenza ai prodotti fatti con il nostro latte. La nostra realtà è formata da piccole e medie aziende, che hanno più difficoltà ad accedere alla grande distribuzione, anche perché i contratti non possono essere ottemperati. Un miglioramento è possibile solo uscendo da questo Covid. Noi abbiamo più che altro gruppi industriali, che non incidono sulla nostra filiera agricola in modo importante. La siccità ha comunque aumentato i costi di produzione, perché diventando maggiore la difficoltà nel mandare ai pascoli gli animali si è dovuto surrogare il tutto con razioni alimentari, fieni o mangimi che hanno un costo più alto e portano a una resa produttiva del latte inferiore. L’Unione Europea ha delle economie differenziali, con i paesi dell’est, come la Romania, che hanno un reddito pro capite più basso del nostro e che quindi riescono a produrre con costi nettamente minori. Così viene penalizzata la produzione locale, che non può sostenere questa concorrenza, che è interna all’Europa. L’unica cosa che possiamo fare è sensibilizzare il consumatore ed evitare delle pratiche scorrette, anche perché per i prodotti come la pasta, l’olio, le conserve e i formaggi il made in Italy non può prescindere dall’utilizzo della materia prima nazionale. L’industria ha invece sempre giocato sul saper fare andando però poi a prendere gli ingredienti dove conviene, soprattutto quando c’è un’unica lavorazione. Il consumatore deve essere sempre consapevole”.
Per rassicurare sia chi produce che chi acquista sulla provenienza in ambito regionale si sta portando avanti un’iniziativa, ovvero il marchio Qs Sicilia. Attraverso esso si controllerà il processo di produzione per verificare la natura della materia prima e si va oltre l’identificazione del luogo di origine.
“Il marchio Qualità Sicura Sicilia – conclude Pottino – è una strada che garantisce sia i produttori che i consumatori. Tramite una tracciabilità di filiera i prodotti che lo avranno sono ottenuti con materia prima siciliana perché attraverso il suo impiego potremo tracciare la sicurezza alimentare del prodotto in quanto ottenuto in loco. Si riesce anche a bypassare il divieto dell’Europa di indicare la denominazione della provenienza aldilà di quelli che sono i marchi europei riconosciuti. Garantiamo la virtuosità della salubrità e la sua sicilianità. Stiamo chiudendo i contratti di filiera e penso che nel primo semestre di quest’anno dovremmo concretizzare in alcuni comparti”.
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