ITALIA – Oggi, 6 gennaio, storia narra che i tre Re Magi fecero visita al piccolo Gesù bambino e che seguirono la Cometa incaricata di guidarli verso il Re dei Giudei per portargli dei doni. C’è il rischio, però, che tutto questo non sia stato altro che una sorta di “trovata pubblicitaria”, ma in che senso?
La leggenda dei Magi si rifà alle storie su Zoroastro, che aveva annunciato che “un astro sarebbe spuntato da Giacobbe e uno scettro da Israele”.
I tre, poi, sono stati menzionati solo nel Vangelo di Matteo e nei Vangeli Apocrifi, oltre che in successive ricostruzioni e ragionamenti. Nessuno infatti disse mai che i Magi fossero tre, né i loro nomi, eppure si attribuisce a loro il numero pari ai doni che portarono a Cristo (oro, incenso e mirra) e tre nomi, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre.
Gli stessi nomi, però, sono la prova tangibile che niente di “verissimo” esiste riguardo ai magi: i nomi da noi conosciuti sono quelli diffusi nell’Occidente cristiano, ma in altri paesi sono molto diversi. Ad esempio in Siria i tre Re Magi prendono il nome di Larvandad, Gushnasaph e Hormisdas. sembrerebbe infatti che i nomi della nostra tradizione derivino da una traduzione latina dell’VIII secolo di un manoscritto greco del VI secolo.
Originariamente queste figure pare appartenessero all’altopiano iranico, i magi infatti (con la “m” minuscola) erano sciamani legati al culto degli astri. In quanto studiosi di astronomia avevano riconosciuto in Gesù l’unico salvatore, diventando così loro stessi una sorta di unione tra il cristianesimo e i culti misterici orientali, come il mazdaismo e il buddismo.
Moltissimi studiosi storici e della cristianità avrebbero ipotizzato anche che i tre (che non erano neanche dei Re come dice la tradizione) non incontrarono il bambino a Betlemme, bensì a Nazaret. Secondo un’altra variante di questa teoria, i Magi non si sarebbero spinti fino a Nazaret, ma l’incontro sarebbe avvenuto in una locanda di Betania, dove la Famiglia si sarebbe fermata a riposare.
Troppe incongruenze si sono create intorno alla figura dei Magi, discussi su due diversi fronti anche negli stessi vangeli secondo Luca e Matteo, come spiegato dal teologo Raymond Brown che ritiene i due scritti non storici e in contraddizione e che Matteo e Luca abbiano inserito dopo la stesura parte dei racconti delle natività in base alle proprie necessità redazionali e teologiche. Una prova è proprio il sopracitato passo del rientro a Nazaret.
Il rischio – come anche commentato da alcuni studiosi – sarebbe infatti che la vicenda dei Magi sia solo una finzione letteraria con fini propagandistici e che Matteo ne scrisse la storia intorno all’anno 80, ovvero nel momento in cui il cristianesimo si stava diffondendo fuori dalla Palestina. L’idea è che il suo vangelo volesse lanciare un messaggio ai non-Ebrei, convincendoli che Gesù si era rivelato anche a loro utilizzando la figura dei magi che per loro erano “gentili”, cioè pagani. Altri studiosi poi ritengono che i Re Magi siano stati inseriti nel racconto perché nell’Antico Testamento si faceva riferimento ad alcuni elementi come i doni o veniva fatto cenno alla figura dei re e così i Re Magi sarebbero stati inseriti per far “tornare i calcoli”.
Arte, tradizione e folklore, però, mantengono ancora salda e canonica l’esistenza dei Magi che ormai sono parte integrante della storia della Natività e di ogni presepe, collegandoli anche alla storia della Befana, che si dice abbia provato a seguire i loro passi nel cammino verso Gesù bambino e che – non trovandolo – consegni doni a tutti i piccoli che incontra nella speranza che tra di loro ci sia anche Cristo.
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