CATANIA – Il vaccino per il Covid deve ancora essere distribuito in Italia e in gran parte del mondo. I governi si stanno organizzando per la futura campagna di vaccinazione e stanno attuando le ultime – si spera – misure anti pandemia, in modo tale da trascorrere l’ultimo periodo prima della grande distribuzione del vaccino in sicurezza. Intanto, impazzano le domande riguardanti proprio il tanto atteso “antidoto” al Coronavirus. Perché farlo? Quali controindicazioni? E tante altre. Per rispondere ai dubbi ci siamo rivolti al professore Filippo Drago, Direttore U.O. di Farmacologia Clinica e Farmacovigilanza all’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Policlinico – V. Emanuele”.
Perché fare il vaccino?
“Al di là della possibilità di utilizzare presto farmaci realmente efficaci contro il Covid-19, cioè nuovi antivirali e gli anticorpi monoclonali contro il virus (uno di questi è in attesa dell’approvazione finale in AIFA), il vaccino è l’unico strumento che risulta in grado di debellare la pandemia. D’altronde, epidemie e pandemie si combattono efficacemente solo con adeguate campagne vaccinali che siano in grado di proteggere non solo chi si sottopone alla vaccinazione, ma anche chi non può o non vuole vaccinarsi“. Esordisce così il dottor Drago, che spiega in poche e semplici parole perché fare il vaccino, soprattutto in una situazione di emergenza sanitaria come questa del Coronavirus, sia fondamentale per combattere le malattie.
Controindicazioni e categorie a rischio
Uno dei punti più caldi, discussi e anche temuti dall’utenza in merito alla somministrazione del vaccino riguarda le eventuali controindicazioni che l’immissione nel corpo della preparazione potrebbe causare. I no vax e tutte quelle correnti che vedono nel vaccino il male assoluto hanno da sempre utilizzato fantomatici collegamenti tra la somministrazione e le controindicazioni che ne conseguono per argomentare la loro avversione verso il vaccino. Il Direttore U.O. di Farmacologia Clinica e Farmacovigilanza Azienda Ospedaliero-Universitaria “Policlinico – V. Emanuele”, in merito alle possibili controindicazioni, ha risposto: “In generale, i vaccini sono strumenti terapeutici molto sicuri e ben tollerati. Gli eventi avversi che si possono registrare in seguito alla somministrazione di un vaccino dipendono molto dal tipo di vaccino (se attenuato, veicolato da vettori, su base proteica, su base di acido nucleico) e sono in genere distinti in locali e sistemici. Gli effetti avversi locali sono banali reazioni all’iniezione del vaccino, quelli sistemici possono richiedere il trattamento con farmaci, per esempio antipiretici. Si tratta comunque di fenomeni molto blandi, che non richiedono l’intervento del medico. Raramente possono essere descritti fenomeni allergici. La sicurezza a lungo termine dei vaccini è fuori discussione e il timore di conseguenze di tipo neuropsichiatrico è totalmente destituito da qualsiasi fondamento“.
Per quanto riguarda le categorie a rischio, il dottor Drago ha spiegato: “Le categorie più a rischio per l’insorgenza di effetti avversi in seguito alla somministrazione di un vaccino sono ovviamente quelle dei pazienti sensibilizzati. Tuttavia, vale la pena di ricordare che i soggetti affetti da malattie ematologiche, immunodeficienze acquisite di origine virale (come l’HIV) o i soggetti sottoposti a terapia cronica con cortisonici o comunque immunosoppressori, possono manifestare una risposta immunitaria insufficiente in seguito alla somministrazione di un vaccino”.
Obbligo o non obbligo?
Altra argomentazione che scalda il tema vaccino è sicuramente quella legata all’obbligo vaccinale. Si tratta, forse, della questione più delicata da affrontare in merito. Dove, infatti, il diritto alla salute e la lotta a una pandemia si deve fermare per non intaccare la libertà di scelta altrui? Una domanda che fin dai vaccini “obbligatori” per i bambini ha acceso il dibattito e ha scaldato gli animi dei no vax più agguerriti e non solo. La risposta del professore Drago, però, prova a fugare ogni dubbio riguardo la questione vaccino obbligatorio o non obbligatorio: “Non può esserci obbligo di vaccinazione in un Paese democratico, dove un’imposizione spesso non ha seguito senza una sanzione per gli inosservanti. Pensi che nemmeno i vaccini considerati obbligatori per i bambini della scuola primaria sono effettivamente tali, poiché non è lecito non ammetterli alla frequenza solo perché non sono vaccinati. La vaccinazione è prima di tutto uno strumento sanitario, che riguarda la singola persona, ma anche un dovere sociale nei confronti della collettività“. La risposta, forse, sta proprio qui. Non si tratta di obblighi stabiliti dalla legge, ma di obblighi morali, un dovere sociale nei confronti dell’altro, un po’ come l’utilizzo della mascherina, che protegge il tuo prossimo e non te stesso. Quella, però, è diventata un obbligo per la diffusa inosservanza di quanto detto dalle autorità.
Risposta a un “no vax”
“Mi è già capitato più volte di parlare con un ‘no vax’. Alcune di queste persone sono mosse da ragioni ideologiche, che non possono essere accettate di fronte all’evidenza che molte malattie sono praticamente scomparse a livello globale grazie all’applicazione estesa e sistematica delle vaccinazioni. Pensi al vaiolo, che è ormai una ex-malattia, pensi alla poliomielite. D’altronde il numero dei morti causati dall’attuale pandemia e la gravità della situazione sanitaria a livello mondiale non può non far pensare a tutti ‘potrebbe capitare anche a me!‘”, conclude la sua intervista il dottor Drago. Una domanda un po’ provocatoria quella rivolta al Direttore dell’Unità di Farmacologia clinica al Policlinico di Catania, ma che potrebbe centrare in pieno lo scopo dell’informazione. Davanti a uno che nega l’innegabile, il segreto è argomentare, anche con un linguaggio semplice, quanto da lui negato, portando esempi, dati e numeri.
Immagine di repertorio