CATANIA – Attenzione rivolta verso una delle più grandi novità del momento. Arrivano altri aggiornamenti in merito all’accordo tra FIMMG (Federazione Italiana Medici di Famiglia) e Governo, che adesso vede protagonisti anche i medici di famiglia nella lotta contro il Coronavirus. Nello specifico, come già ampiamente illustrato nel precedente articolo, gli specialisti eseguiranno i tamponi antigenici nei propri studi o in adeguati ambulatori.
Facendo un breve riepilogo, l’accordo prevede che i medici, per operare, vengano riforniti dei dispositivi di sicurezza da parte della Protezione Civile e che l’esecuzione dei tamponi avvenga nel proprio studio o nelle aree predisposte dall’Asp, garantendo la massima sicurezza. Ricordiamo che al test antigenico in questione può sottoporsi “il soggetto asintomatico che è stato o è in contatto con un soggetto sicuramente positivo”.
Mentre in altre Regioni italiane molti medici di famiglia sono già scesi in campo, in Sicilia si sta ancora lavorando al riguardo. A tal proposito, ieri è stata una giornata decisiva: si è tenuto l’incontro alle ore 15 a Palermo tra i firmatari di tale accordo e la Regione per verificare le condizioni di fattibilità. Dall’appuntamento sono emersi nuovi dettagli e, ancora un volta, abbiamo approfondito la situazione tramite l’intervento ai nostri microfoni da parte del dottore Domenico Grimaldi, segretario della FIMMG di Catania: “Tutto confermato quanto riportato nel precedente articolo. In aggiunta è stato inserito che i medici anziani, o con problemi di immunodeficienza, o per malattie di vario tipo, vengono esonerati dall’esecuzione del tampone poiché sarebbero molto a rischio. Quindi malati, anziani e immunodepressi sono salvaguardati dalla legge”.
Ecco cosa sta accadendo nella Regione
“La lettera dell’Asp per la procedura è già partita. In tale circostanza l’Asp chiede al medico se ha i requisiti di sicurezza nello studio o se intende fare il tampone in una struttura adeguata fornita dall’Azienda. Per dare tale risposta l’Asp ha stabilito come termine ultimo giorno 10, quindi dall’11 novembre tecnicamente l’Asp dovrebbe avere la sicurezza di sapere il numero dei medici che si adopereranno nello studio, il numero dei medici che invece si appoggerà a una struttura pubblica, e il numero dei medici che sono ammalati e dunque non si trovano nelle condizioni di poter effettuare i test antigenici”.
Quando i dottori potranno iniziare a effettuare i test?
“Non si sa la data in cui i medici possono effettuare i tamponi poiché ancora c’è da attraversare tutta la fase preparatoria che consiste nella predisposizione dei locali da parte dell’Asp e nella fornitura, da parte della Protezione Civile, ai medici dei dispositivi di protezione di individuale. Quindi per esempio visiera, camice, copriscarpe e dunque non soltanto la mascherina ma ci vuole tutto il completo. Quando la Protezione Civile avrà la disponibilità del materiale e lo consegnerà ai medici si potrà iniziare, ma il medico senza dispositivo non può fare nulla e deve aspettare”.
L‘ultima novità per i medici
“Se un medico intende dare a un altro suo collega la gestione dei tamponi da fare ai suoi pazienti è possibile perché il risultato che interessa allo Stato è che il tampone venga fatto. Per esempio se c’è un gruppo di cinque/sei medici, di cui due soltanto possono fare i tamponi, i pazienti dei medici indisponibili si possono affidare ai due esperti che se ne occupano. C’è più possibilità e disponibilità perché è verosimile che i colleghi più giovani che hanno meno pazienti e guadagnano meno, in questo modo guadagnano di più e aiutano coloro che per problemi di vario genere non possono eseguire i test. Da ricordare che non c’è obbligatorietà se non è rispettato il requisito di sicurezza”.
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