CATANIA – Il Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania barcolla ma non molla. L’emergenza sanitaria rappresenta la ciliegina su una torta avariata da qualche tempo ormai. In passato tagli, tagli e ancora tagli e sempre meno investimenti su uno dei settori più importanti e rappresentativi di Catania: la cultura.
Il fascino del Teatro, si sa, colpisce quasi tutti. Le melodie, le scenografie e la magia che si crea durante ogni rappresentazione sono il motore per tanti, che arrivano da ogni dove solo per poter godere di alcune ore dentro un vero e proprio tempio della musica. Un mondo ovattato, capace di creare mille emozioni solo alla vista della sua maestosità. Una platea accogliente e delle luci soffuse sono sufficienti a staccare la spina dalla realtà per qualche ora.
Questo si deve a tanti direttori d’orchestra, cantanti, musicisti, coristi, ballerini. I più noti perché più visibili, ma non sono i soli.
Un settore privilegiato, potremmo dire, ma che ha attraversato gravi crisi strutturali. Un comparto che va avanti per la forza della passione e dei sogni dei tanti artisti che hanno sacrificato tutta la vita per essere all’altezza di quel palco e dei tanti applausi ricevuti.
Ma non finisce qui, perché lo studio per loro non si esaurisce mai. Imparare le parti e leggere gli spartiti sono attività che vanno coltivate ogni giorno e che non si esauriscono nelle prove pre-spettacolo. Dedizione e impegno costanti sono la cornice del quadro che tutti conosciamo, fatto di bellissimi abiti, di voci strabilianti, di musiche emozionanti e di scenografie impattanti.
Queste sono alcune delle ragioni per cui spiace sapere quanto tutto il settore sia lasciato indietro e talvolta calpestato dalla classe dirigente. Un settore che lavora sul benessere degli altri dovrebbe, al contrario, meritare di più. Molto di più.
Abbiamo parlato di tutto questo con uno dei musicisti del Bellini, il violinista Aldo Traverso.
Come ha vissuto questo periodo e come ha svolto le attività durante questi mesi?
“Non poter suonare né fare spettacolo è stato demoralizzante sia da un punto di vista artistico che umano. Fino a giugno anche noi musicisti ci siamo adeguati allo smart working, abbiamo ricevuto le parti delle opere e dei concerti dovendo certificare ogni settimana l’avvenuto studio. Lo stesso è stato per il Conservatorio di Caltanissetta per cui lavoro, le lezioni sono andate avanti tramite la didattica a distanza, ma ci siamo concentrati su materie teoriche, più che sulla pratica che ha maggiore bisogno di presenza“.
Quali sono le prospettive future?
“Riprenderemo a lavorare a luglio e agosto, ragion per cui abbiamo avuto le ferie anticipate al mese di giugno. Le prime prove sono fissate tra il 9/10 luglio e probabilmente ci saranno in programma alcuni concerti all’aperto, in diversi luoghi della città di Catania e anche in qualche teatro fuori porta. Attendiamo l’ufficialità degli eventi“.
Pensa si sarebbe potuto fare di più per la cultura?
“Credo che questo non sia un problema legato all’emergenza sanitaria in se, ma sia più ampio. In generale si fa molto poco per la cultura. Penso che la cultura dovrebbe essere l’elemento più importante di un Paese in quanto dovrebbe rappresentarne la storia e la tradizione. La musica non ha bisogno di noi, ma siamo noi ad aver bisogno di lei. Da sempre i teatri sono stati molto poco supportati e questo si sente anche a livello educativo con i ragazzi. Si dovrebbe cominciare dalle scuole, per aspirare a una crescita legata alla tradizione musicale“.
Una categoria di pari importanza, di cui si è sentito parlare prima dell’emergenza sanitaria è quello della manovalanza. Tutti i lavoratori “dietro le scene”, quelli che non si vedono, ma senza cui il teatro non starebbe in piedi. Si tratta di falegnami, pittori, addetti all’accoglienza, al botteghino, gli stessi vigili del fuoco e molti altri. Sono stati protagonisti di forti proteste volte alla stabilizzazione dell’intero comparto, dopo lunghi anni di precariato. In prima linea il Segretario Regionale del sindacato Snalv Antonio Santonocito.
“Prima dell’emergenza sanitaria abbiamo avuto due incontri con il presidente della Regione Siciliana Musumeci e l’assessore regionale al turismo Manlio Messina – commenta Santonocito –. Ci hanno garantito che si sarebbero impegnati per la stabilizzazione dei lavoratori, attraverso un piano triennale di 13 milioni e 400. L’emergenza ha, purtroppo, bloccato tutto, quindi l’iniziativa ad oggi non è stata portata avanti con sollecitudine. Sono convinto, però, che non appena le attività riprenderanno il meccanismo si attiverà. Adesso non ci sono più scuse. Dopo l’impegno e la promessa data sono sicuro che faranno di tutto per portare a termine quanto promesso. Inoltre la politica siciliana ha tutto l’interesse a far funzionare il Teatro, che è un elemento che attira i turisti. Chi viene a Catania è spinto soprattutto dalla possibilità di visitare il Teatro“.
Qual è la sua opinione sulla condizione dei precari?
“Si cerca una stabilizzazione non solo per dare il giusto riconoscimento a chi da 20 anni fa questo lavoro in modo precario, ma perché il teatro ha necessità di queste persone per far lavorare la macchina. Si tratta di mettere il teatro in condizione di poter dare una risposta ancora più massiccia per il rilancio della città stessa. Un rilancio che non può prescindere dalla cultura. Il Teatro deve poter stare aperto sempre ed è proprio nei periodi in cui non ci sono gli spettacoli che questi lavoratori devono poter svolgere le proprie attività”.
Quali sono le prospettive future?
“Il Teatro è ancora fermo, ma alcuni precari, con contratto a termine, sono stati richiamati in vista di alcune programmazioni per la stagione estiva, che si svolgerà all’aperto. Rimaniamo in attesa e fiduciosi delle promesse fatte“.