PORTO EMPEDOCLE – La qualità della propria vita dipende, in particolar modo, dalle proprie scelte e dalle proprie idee.
C’è chi, in modo determinato, vive i suoi anni sapendo quale strada percorrere, seppur consapevole degli ostacoli da affrontare.
Chi, invece, si sente disorientato e senza una via da seguire. Oggi capita spesso di sentire parlare qualcuno che afferma di non avere obiettivi da raggiungere.
Dietro questa dichiarazione, potrebbero esserci molteplici disagi, legati possibilmente a vissuti non molto tranquilli.
Fatto sta che a dominare questa tipologia di situazioni è l’insicurezza e la confusione. In considerazione di diverse testimonianze, pare che a soffrirne di più sia la nuova generazione.
Molti ragazzi non riconoscono le proprie ambizioni e sembrano essere attraversati da un grande vuoto. Forse perché, in realtà, prima dovrebbero imparare a conoscere se stessi e questo, il più delle volte, non risulta affatto facile.
In ragione di ciò si potrebbe aiutare chi versa in difficoltà e non riesce a trovare una motivazione di vita, riflettendo su di essa attraverso il racconto di una storia, che potrebbe fungere da esempio.
Spesso i giovani si affidano al mondo dell’arte per esprimere al meglio le proprie emozioni ed è proprio in questo settore che c’è molto da approfondire.
In considerazione del tema in questione, ai microfoni di NewSicilia.it è intervenuto il 24enne Claudio Vasile, attore emergente in collegamento da Porto Empedocle, in provincia di Agrigento.
In che modo hai riconosciuto la tua ambizione?
“Tutte le cose iniziano per gioco e solo nel momento in cui le vivi ti innamori. L’amore nasce facendolo e provandolo. Ho sempre sentito in me una vena artistica. Tutto è iniziato nell’anno della maturità quando seguivo dei corsi di recitazione. Da lì dopo il diploma ho deciso di intraprendere questo cammino, trasferendomi a Catania per l’accademia. Ho anche avuto l’occasione di studiare con illustri maestri del teatro italiano”.
Quanto conta avere un supporto nella propria vita?
“Nel mio caso, un regista ha influito molto nel lanciarmi in questo mondo. Una persona che ha creduto in me e ha permesso che, di conseguenza, credessi in questo percorso. Se non avessi avuto questo supporto forse non avrei iniziato, lui mi ha dato l’input. Tuttavia, il primo supporto deve essere quello proprio, cioè la motivazione che si ha. Quindi è importante un supporto ma non indispensabile. Conta il fatto di credere in se stessi. L’indecisione nasce perché si ascoltano tante persone. Chi ti sta accanto cerca di darti consigli, da questo derivano la confusione e l’incertezza. A volte conviene concentrarsi su di sé e basta”.
Le sensazioni della “prima volta” in TV
“Alla fine del secondo anno in accademia, sono andato a Roma per la prima volta per il primo provino. L’emozione era forte e anche l’ansia, sentivo di aver fatto una brutta figura. A un certo punto, dopo dieci giorni, ero in macchina con mio padre ed è arrivata la chiamata in cui mi dicevano che mi avevano selezionato per “Il cacciatore”, serie in onda su Rai 2 nel 2018. Al momento dell’esito non ci credevo, ho chiuso la chiamata e ho urlato in maniera incredibile. Mio padre era accanto a me e ha fatto una risata che non dimenticherò mai. Questa è stata la prima esperienza, una scena durata molto poco. Invece, considero un vero e proprio esordio in TV “La mafia uccide solo d’estate”, serie andata in onda su Rai 1, sempre nel 2018, quindi la mia seconda grande conferma a distanza di pochi mesi”.
L’esordio al cinema e la bellezza del “dietro le quinte”
“Il mio esordio al cinema sarà con “Paradise”. Il film sarebbe dovuto uscire a marzo ma per via del Coronavirus è stato rimandato. Si tratta di un’esperienza piccola ma grande perché appunto segna l’esordio. Questo mestiere è bello perché ti fa conoscere dei posti incredibili, mai visti prima nella vita. Girando la scena a Udine ho apprezzato laghi e altri posti incantati come boschi e le case in legno in stile Heidi. Facevo da spalla nei provini e il regista apprezzandomi mi ha proposto il ruolo. Una grande esperienza dal punto di vista umano e professionale”.
Quanto influisce la presenza della famiglia nelle scelte personali
“Influisce tanto perché soprattutto quando scegli un percorso difficile, non per male, ma la famiglia ti spinge a prendere decisioni certe. Ti scontri inizialmente con la famiglia. Nel mio caso, dopo anni e vari lavori stanno accettando questo percorso. I miei avrebbero voluto che mi laureassi e che andassi alla ricerca di un lavoro sicuro, ma devo ringraziarli perché mi hanno lasciato libero. I genitori tentano sempre di proteggere i figli conoscendo la vita, ma bisogna lasciarli liberi di sognare e di intraprendere una strada, a prescindere dalle difficoltà che incontreranno”.
Il segreto per proseguire lungo il proprio cammino al di là delle difficoltà
“Tutto avviene in maniera naturale. La vita ci presenta delle occasioni che bisogna saper leggere e cogliere. Ognuno di noi dovrebbe chiedersi cos’è che ci farebbe svegliare ogni mattina ed essere felici. Trovata l’ambizione, sarà questa a portarti avanti nonostante gli ostacoli e i no. Si continua a camminare perché credi in te stesso e in ciò che stai facendo. La paura di fallire e l’orgoglio spingono ad andare avanti. Io devo tutto a Dio di questo percorso. Non dimentico le mie preghiere nelle notti prima dei provini e anche dopo. Ho sempre chiesto e sempre sono stato ascoltato da lui, al quale ho parlato con fede. La vera forza motrice per me è la figura di Dio. Non mi rivolgo a lui per avere qualcosa in cambio, bensì lo faccio da sempre, prima ancora che trovassi la mia strada”.
La dimensione tra sogno e realtà
“Quando giro la scena mi sembra di vivere un sogno, poi torno improvvisamente alla vita normale. Da che sono a casa con i miei mi ritrovo sulla scena con attori di una certa fama. Mi trovo lì e non realizzo cosa sto vivendo. A volte la vita reale mi annoia, invece quando recito è come se vivessi con l’adrenalina a mille. Mi sento vivo. Recitare mi fa sfogare ed è liberatorio, per me significa libertà”.
La metafora dell’obiettivo finale come ultima fermata della strada
“Spero di fare questo lavoro fino all’ultimo giorno della mia vita. I traguardi saranno dei riconoscimenti della mia strada, un risultato derivante da ciò che farò. I premi saranno una conferma a tutto ciò che ho fatto e al prodotto che presenterò. Non è il premio a fare la carriera. Con questo non voglio dire che non voglio vincere ma il mio sogno è di continuare questo lavoro per tutta la vita. Il massimo era intraprendere questo percorso e adesso migliorarlo, per esempio, arrivando a fare il protagonista”.
La vita è un costante palcoscenico dove tutti sono attori
“Tutti siamo degli attori. Marlon Brando diceva che la recitazione è un metodo di sopravvivenza, e siccome tutti dobbiamo sopravvivere recitiamo. C’è chi lo fa per lavoro e chi nella vita, nessuno escluso. Ci troviamo davanti a molte maschere, ma la maschera non è sinonimo di finzione e falsità. La vedrei più dal punto di vista di spirito di sopravvivenza. Certo, la falsità esiste nel momento in cui applichi la maschera per un tornaconto. In ogni caso siamo tutti attori, e tra questi c’è chi cerca di approfondirne il ruolo per mestiere”.
La differenza tra teatro e cinema
“Il teatro dà emozioni più forti, vivi intensamente il personaggio, con un responso immediato da parte del pubblico. Il cinema ti dà la possibilità di rivederti ma non di vivere secondo per secondo il personaggio. Dal punto di vista emotivo sceglierei il teatro. Nel cinema è tutto pronto scenograficamente, mentre nel teatro si deve usare immaginazione e quindi è tutto più creativo”.
Il significato in “L’uomo dal fiore in bocca” ai tempi della quarantena
“Un personaggio che ho interpretato e che ha un grande significato di vita. La storia narra di un uomo che ha un cancro e ha gli ultimi mesi di vita. Quindi vive intensamente anche le banalità, come prendere un caffè, perché sa che non potrà più riviverle. Il messaggio trasmesso è quello di apprezzare la vita fin quando siamo in tempo, tutte le cose finché siamo in tempo. Ciò che ci sembra scontato poi in realtà non è così ovvio. Si addice al periodo che stiamo vivendo. Bisogna apprezzare le cose, le persone, gli animali finché possiamo perché poi potrebbe essere troppo tardi. Una riflessione molto intensa sulla vita”.
Un messaggio da lanciare alla gente
“Fate ciò che vi dice il cuore, ascoltate tutti ma soprattutto voi stessi. Pensate alla vostra felicità perché la vita è una sola. Abbiamo solo una possibilità e questa non riguarda solo il campo artistico o la scelta su un determinato lavoro. Se volete sognare sognate, se volete abbracciare abbracciate, se volete amare amate ma mai avere rimpianti”.
Fonte foto: Claudio Vasile