Caso Tecnis, i numeri dietro il maxi sequestro: milioni di euro dietro “emorragie finanziarie” – VIDEO

Caso Tecnis, i numeri dietro il maxi sequestro: milioni di euro dietro “emorragie finanziarie” – VIDEO

CATANIA – Su delega di questa Procura della Repubblica, i Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti di quattro soggetti, sottoposti agli arresti domiciliari, emessa dal G.I.P. del Tribunale etneo in relazione all’insolvenza della “TECNIS s.p.a.” dichiarata nel giugno del 2017.

Oltre ai soggetti coinvolti – ora ristretti agli arresti domiciliari – e le modalità operative messe in atto dall’associazione criminale, notevoli anche i numeri dietro il maxi sequestro effettuato dai Finanzieri.

Nello specifico, le operazioni commerciali finite sotto la lente di ingrandimento degli investigatori economico- finanziari in quanto non rispondenti a una comprensibile logica imprenditoriale sono le seguenti:

  • un credito di circa 53 milioni di euro (non onorato) vantato da “TECNIS s.p.a.” nei confronti della sua consortile “TERNIRIETI” (società costituita nel 2005 in comproprietà con “ING. PAVESI” avente quale oggetto sociale la realizzazione della “direttrice Civitavecchia – Orte – TR – RI”); in quattro anni (dal 2010 al 2014) “TECNIS” effettuava trasferimenti bancari netti a favore di “TERNIRIETI” per 113,5 milioni di euro, un volume finanziario assolutamente esorbitante rispetto allo scopo sociale della consortile; e ciò è comprovato dal fatto che i bonifici bancari provenienti dalla “TECNIS” venivano trasferiti dalla “TERNIRIETI”, contestualmente e in gran parte, ad “ING. PAVESI”; questa triangolazione a scopo distrattivo veniva favorita dai fratelli Bosco Lo Giudice i quali ricoprivano contemporaneamente ruoli amministrativi nelle tre imprese in questione; parte delle risorse veicolate a “ING. PAVESI” finivano nelle casse della controllata “SINTEC s.r.l.”
  • un trasferimento di fondi diretto da “TECNIS” alla “ING. PAVESI” di 41 milioni di euro investiti da quest’ultima nella sua società collegata “INIZIATIVE TURISTICHE s.r.l.” la quale, a sua volta, li destinava a beneficio della realizzazione di complessi turistici di “SICILIA GOLF RESORT s.r.l.” e di “OFF-SIDE s.r.l.”; il paradosso economico si concretizzava nella presa in carico da parte di “TECNIS” dei lavori di costruzione, per conto di “INIZIATIVE TURISTICHE”, di campi da golf a Carlentini (SR) e Taormina (ME), opere, peraltro, finanziate con i flussi finanziari distratti e con 19 milioni di euro stanziati dal Ministero dello Sviluppo Economico quale “incentivo alle aree depresse”.

Oltre ai fatti appena descritti, gli organizzatori del disegno criminoso – i due arrestati Concetto Bosco Lo Giudice e Francesco Costanzo unitamente ad ulteriori 2 soggetti indagati non destinatari di misure cautelari – stringevano accordi contrattuali che aggravavano irrimediabilmente il già precario equilibrio patrimoniale del Gruppo “TECNIS”. 

Nel dettaglio, i rapporti negoziali forieri di ulteriori e ingiustificate “emorragie finanziarie” sono:

  • un contratto di tesoreria (“cash pooling”) in forza del quale la “TECNIS s.p.a.” finanziava, negli anni 2012-2013, la “COGIP HOLDING s.r.l.” con fondi provenienti da anticipazioni bancarie su fatture e non da eccessi di liquidità come avviene negli ordinari servizi di cash pooling mantenendo un saldo a credito superiore ai 60 milioni di euro; i successivi rimborsi finanziari operati da “COGIP HOLDING s.r.l.” per circa 45 milioni di euro servivano a “rifinanziare” la “COGIP INFRASTRUTTURE s.p.a.” della famiglia Costanzo;
  • una cessione di ramo d’azienda, nel dicembre del 2013, dalla consortile “ASR/20 s.c.a.r.l. in liquidazione” (società chiamata a realizzare un appalto di ANAS del 2008) all’acquirente “TECNIS s.p.a.” non rispondente ad alcuna logica imprenditoriale ma alla malcelata necessità di far affluire nelle casse della “COGIP INFRASTRUTTURE s.p.a.” finanziamenti gratuiti; il bilancio della “TECNIS s.p.a.”, con l’acquisizione del ramo di un’azienda in liquidazione, si appesantiva ulteriormente con l’iscrizione di debiti erariali e commerciali non onorati per oltre 25 milioni di euro. 

La consistente mole indiziaria acquisita in poco più di un anno d’indagine, tra aprile 2018 e novembre 2019, ha evidenziato come già a decorrere dal 2013 era venuta meno la continuità aziendale, non disponendo la “TECNIS” di risorse finanziarie sufficienti a supportare le esigenze della produzione e a ripianare le rilevanti passività scadute, in assenza di un immediato rientro delle significative posizioni creditorie vantate nei confronti delle società direttamente e indirettamente riconducibili a Costanzo e Bosco Lo Giudice.

A partire dal 2013, infatti, la “TECNIS” iniziava a ricevere diffide ad adempiere, ometteva versamenti di imposte per oltre 7 milioni di euro (2013 e 2014) nonché procedeva alla cessione di assets aziendali rilevanti per l’obbiettiva impossibilità di sostenerne il finanziamento.