La fine della Seconda Guerra Mondiale e la sconfitta del nazismo e del fascismo dovevano segnare la fine delle violenze che gli abitanti europei avevano subìto per anni. Purtroppo la fine del secondo conflitto mondiale non pose fine da subito alla guerra e alle aggressioni. Italia e Germania vennero attraversate da un’onda di violenza e da un moto vendicativo che deve essere costantemente ricordato e allo stesso tempo ripudiato.
Il simbolo di queste vendette sono le foibe, grotte carsiche tipiche dell’Istriza e di Gorizia. Una prima ondata di soprusi si registrò tra il settembre e l’ottobre del 1943 quando l’Istria Interna venne occupata dal movimento partigiano jugoslavo. I militari comunisti gettarono nelle fosse 500, 600 militari italiani, dopo averli uccisi in esecuzioni sommarie. Le vittime venivano legate l’una con l’altra, aperto il fuoco venivano gettate nelle fosse.
La seconda ondata di omicidi di massa ai danni dei militari italiani e non solo, risale al 1945 nel territorio di Trieste, Gorizia e Fiume, occupate dai militari comunisti che rispondono agli ordini del generale Tito.
Le truppe comuniste jugoslave (Ozna) del Reparto di protezione del Popolo e della Guardia del Popolo compiono violente azioni di repressione contro tutti coloro che vengono reputati nemici del comunismo. Le vittime delle truppe guidate da Tito sono i membri della Repubblica Sociale Italia, fascisti, ma anche i membri non comunisti del Cln (Comitato di liberazione nazionale) della Venezia Giulia e di Trieste. Anche molti comunisti italiani vennero giustiziati perché si trovarono in disaccordo con le autorità jugoslave. I dissidenti, vittime di esecuzioni sommarie, vennero sepolti all’interno delle foibe.
Desiderio di vendetta per l’occupazione nazifascista subita in jugoslava, di rivalsa per il tentativo di italianizzazione dell’Istria, ma soprattutto il motore di queste violenze fu l’intento di portare a termine l’epurazione degli oppositori al regime comunista di Tito.
Il 10 febbraio del 1947 venne firmato il Trattato di Pace di Parigi tra Italia e Jugoslavia che portò alla divisione dei territori tra i due Paesi. L’Istria venne ceduta alla Jugoslavia e Trieste rimase territorio libero diviso in due aree, A e B, rispettivamente sotto l’influenza dei due schieramenti che a livello europeo e mondiale stavano prendendo piede.
Questa divisione comportò un esodo di italiani che furono costretti ad abbandonare l’Istria. Si stima che le persone esodate furono circa 250mila. Gli Jugoslavi in questa occasione costrinsero gli italiani a partire abbandonando tutti i loro averi.
La riorganizzazione dell’Europa in due blocchi, Occidentale e Sovietico, con la rispettiva influenza delle due grandi Potenze mondiali, comportò lo spostamento di migliaia di persone. Ogni volta che un confine veniva spostato a favore dell’una o dell’altra parte, gli esodati che erano obbligati a emigrare erano numerosi.
A distanza di più di 70 anni è giusto ricordare quei momenti lunghissimi della storia europea, che ne hanno segnato le sorti in maniera indissolubile. Ricordare è un dovere di ogni cittadino. Non è necessario alcuno schieramento a favore di una parte o dell’altra. L’unica posizione corretta è quella che condanna con fermezza quelle forme di violenza inaudita che hanno caratterizzato un intero secolo, rispettando la memoria delle persone uccise brutalmente, ma anche rispettando tutti coloro che a quegli eccidi sono sopravvissuti, convivendo con un ricordo doloroso.
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