MESSINA – Sono trascorsi ben 111 anni dal noto terremoto della Calabria meridionale-Messina. Il 28 dicembre del 1908, alle ore 5,20, la terra iniziò a tremare con magnitudo 7,1.
Nel giro di 37 secondi furono distrutte non solo le città di Messina e di Reggio Calabria, ma le vite di mezza popolazione messinese e di un terzo di quella calabrese.
Proprio per tale motivo, si è parlato di uno degli eventi maggiormente catastrofici a livello europeo nel XX secolo, in considerazione della percentuale di morti e dei danni strutturali.
Nello specifico, secondo le ricostruzioni del caso, a Messina una parte della popolazione, in un primo momento, sarebbe riuscita a mettersi in salvo fuggendo dalla propria abitazione in direzione della costa.
Tuttavia, diversi abitanti furono uccisi in seguito agli incendi, causati da tubature interrotte, i quali si sarebbero presto estesi per via delle macerie presenti. Coloro che erano riusciti a sopravvivere a tutto ciò non trovarono riparo nemmeno via mare, a causa di un maremoto che arrivò poco dopo devastando le coste.
I soccorsi, supportati da russi e britannici, giunsero sul posto tramite le torpediniere, navi piccole e veloci, guidate dalla Regia Marina, arma navale italiana esistente fino al 1946.
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