Oggi è il Suo giorno, il giorno della nostra Patrona Sant’Agata. Un giorno che i catanesi aspettano per un anno intero. E oggi tutta l’attenzione sarà rivolta a lei, l’angelo protettore di una città martoriata da tanti, troppi problemi sociali.
Certo, la fede in occasioni del genere è la terapia ideale. Ci si rivolge alla Santa e si pensa che i problemi, magari non tutti, potranno essere risolti. Ma purtroppo sappiamo bene che non è così. Ogni anno ci si rivolge ad Agata per supplicarla di aiutare il suo popolo ad uscire dalle difficoltà, a trovare la pace.
La Chiesa ci esorta a non desistere, a credere, a continuare ad invocare. E i catanesi, come dimostreranno le centinaia di migliaia di persone sulle strade della città stasera e stanotte, al seguito di fercolo e candelore, anche quest’anno mostreranno l’affetto per la Patrona e continueranno ad invocarne la grazia.
Il martirio di Agata non è una favola. È qualcosa di veramente accaduto ad una ragazzetta catanese vittima degli abusi del potere. Le reliquie di Agata ogni volta vengono abbracciate dai suoi concittadini, in segno di amore e di fedeltà.
Certo, magari Agata non apprezzerà i troppi fuochi che verranno sparati al Borgo e la folle corsa delle candelore sulla salita di San Giuliano. Ma la Sua festa è anche questo. La tradizione mischia sacro e profano. Così è sempre stato e così sarà sempre.
Ma la speranza è l’ultima a morire. Che stavolta le invocazioni trovino risposta? Che Sant’Agata possa aiutare i nostri figli a trovare un lavoro, che la criminalità abbassi il tiro, che la gente si odi di meno, che si ristabilisca un clima di pace con istituzioni e popolo che riescano a trovare i punti cruciali di un accordo?
Crederci non costa nulla. E comunque che la grande festa cominci. E Catania, la città di Agata, sappia essere all’altezza della situazione, guidata dalla fede e dal rispetto delle regole.