Canzoni e jingle natalizi: “step” gioioso degli artisti o sintomo di un declino inevitabile?

Canzoni e jingle natalizi: “step” gioioso degli artisti o sintomo di un declino inevitabile?

Nonostante si dica che il Natale è la migliore tra le feste, sembra che alcuni lo vedano ormai come una semplice tappa obbligatoria per chiudere nel peggior modo possibile l’anno vecchio e sperare in qualcosa di meglio in quello nuovo.

Sarà perché le luminarie sono ogni anno uguali o perché la corsa ai regali per alcuni è una perdita di tempo, ma i “Grinch” ogni anno aumentano sempre di più e in particolare sembrerebbe che odino una cosa: le canzoni natalizie.

A parte Ariana Grande o Harry Styles negli ultimi 3 anni, nessun artista sembrerebbe essersi preso la briga di creare nuovi martellanti tormentoni, al contrario – infatti – il Natale ha sempre la stessa colonna sonora da almeno 3 generazioni.

La carriera di un artista, ormai, pare “preveda” quasi necessariamente uno step destinato alla musica da cantare sotto l’albero: chi più, chi meno (caso a parte – ad esempio – Michael Bublé, sul quale molti giovani si divertono a scherzare riguardo una certa strana inattività artistica fuori dal Natale), infatti, prima o poi “cadono” nel profondo buco delle cover natalizie.

Da Laura Pausini a Tiziano Ferro, a Celine Diòn o Mariah Carey, quasi ogni cantante con esperienza decennale alle spalle, in un qualche momento della sua carriera, si cimenta in rivisitazioni di grandissimi classici della musica di dicembre, donando ai più momenti di nostalgia e ricordi su infanzie e momenti sereni ormai lontani.

Ai “Grinch”, però, sembra che questo non piaccia proprio. L’idea che gente talentuosa si abbandoni totalmente alle canzoni natalizie per guadagnare fama (o peggio per riconquistarla) non sembrerebbe essere ben concepita. I motivi potrebbero essere davvero in molti, ma in mezzo al mazzo dei più quotati sembra ne spicchi uno in particolare: che molti artisti “rinuncino” al proprio talento o dono per dedicarsi a futili melodie che non possono essere gustate al meglio ogni giorno dell’anno? E se allora quello dei “Grinch” non fosse altro che un modo di “salvaguardare” i poveri cantanti in declino?

Una cosa, però, è certa: nonostante molte volte anche i più gioiosi si annoino durante l’ascolto di certe musiche, non gradendone contenuto e forma, queste canzoni sembrerebbero avere in sé un grande potere, come se riuscissero a scavare ed entrare nella testa di ognuno, infondendo – a volte poca, altre tanta – una certa energia positiva e serena, che inevitabilmente strappa un sorriso anche ai più “difficili”, facendoli entrare nel mood natalizio ogni singolo anno, nonostante le dinamiche non cambino mai.