PALERMO – La tradizione del presepe ha origini molto antiche che risalirebbero all’epoca romana quando i cristiani dipingevano la scena della nascita del bambino all’interno delle catacombe come testimonianza delle natività cristiana.
Nata in Italia, la tradizione del presepe si è poi diffusa in tutte le comunità di confessione cattolica del mondo.
La parola presepe deriva dal latino “praesaepe” che significa “mangiatoia” o letteralmente il “recinto chiuso” dove venivano custodite capre e pecore. Altre testimonianze scritte di questa tradizione si trovano anche nei vangeli di Luca e Matteo, nella parte in cui si racconta la nascita di Gesù al tempo di re Erode.
La tradizione del presepe così come la conosciamo oggi, però, si deve a San Francesco d’Assisi che per primo, nel 1223 realizzò una rappresentazione della Natività dopo aver ottenuto l’autorizzazione da papa Onofrio III. In quella occasione Francesco allestì nel paese di Greccio, in provincia di Rieti, nel Lazio, il primo presepe vivente: in una grotta del paesino laziale venne creato un piccolo recinto riempito di paglia, con un bue e un asinello accanto. Questi due animali rappresentano rispettivamente, a livello simbolico, il popolo ebreo e quello dei pagani.
In un secondo momento, poi, verranno inseriti i Magi, simboli delle tre età dell’uomo: gioventù, età adulta e vecchiaia. Secondo un’altra interpretazione, invece, i Magi rappresenterebbero le popolazioni del mondo allora conosciuto, ovvero l’Europa, l’Asia e l’Africa. Anche ciascuno dei doni dei tre re ha un particolare significato: alla mirra è legata la natura umana di Gesù, all’incenso quella divina, mentre l’oro è il dono riservato ai re.
Il presepe siciliano ha una sua originalità anche se sono evidenti gli influssi della scuola napoletana per la riproduzione di scene di vita quotidiana locale e quando le figure vengono realizzate con anima in legno e fil di ferro e con vestiti di stoffa. Le aree in cui è più viva e originale la tradizione del presepio sono quelle di Palermo, Siracusa, Trapani e Caltagirone (Catania). Particolarità siciliane sono l’uso della ceroplastica per realizzare le figure (usanza propria di Palermo e Siracusa) e l’uso di accessori d’oro e d’argento nella statuina del Bambino Gesù.
A Trapani i maestri trapanesi erano usi realizzare per le chiese e le dimore della ricca nobiltà dei secoli XVII e XVIII singoli pastori o composizioni presepiali di varie dimensioni, con gli stessi materiali con i quali erano soliti creare piccole sculture e statuine votive. Tipico è l’uso di materiali nobili come il corallo, affiancato all’avorio, alla madreperla, all’osso, all’alabastro e alle conchiglie. A Caltagirone, dove è presente un’antica tradizione di produzione di ceramica, i presepi sono realizzati in terracotta. Tipica siciliana è la produzione di statuine in legno con vestiti in stoffa immersa in un bagno di colla che le rende rigidi e brillanti.
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