Il 2 novembre in Sicilia è un giorno di festa molto sentito da parte degli adulti e dei più piccoli, i quali trascorrono al meglio questa data tra usanze e buon cibo, propri delle tradizioni del posto.
A proposito di queste ultime, se si pensa che la Festa dei Morti è nata secoli fa, sarà cambiato il modo di vivere la tradizioni? In particolare, le stesse tradizioni saranno rimaste invariate?
Le primissime origini risalgono ai celti, i quali iniziavano i festeggiamenti per il Capodanno Celtico, il 31 ottobre, giorno che rappresentava la fine dell’anno, in cui la notte durava più del giorno, e che, secondo tradizioni pagane, era il momento in cui tutti gli spiriti si riunivano nelle tenebre.
Soltanto successivamente, nel X secolo, la Festa dei Morti è stata ufficialmente riconosciuta come tale e fissata il 2 novembre, preceduta dall’1 novembre, festa di Ognissanti, in cui vengono ricordati tutti i Santi.
Dal X secolo fino allo scorso Novecento, per trasmettere il valore della morte ai bambini, si regalavano loro giocattoli o scarpe con dentro dei cioccolatini. Questi venivano nascosti e, soltanto dopo averli trovati, si diceva che erano stati i parenti defunti a portarli, ai quali si andava a fare visita al cimitero.
È vero che una parte della popolazione siciliana mantiene ancora vivo questo genere di tradizione, tuttavia, rispetto al passato, allo scorso secolo, basta guardarsi intorno per capire che tutto ciò non si vive con la stessa “magia” di un tempo, una magia che sembra essere svanita soprattutto nei bambini.
Andare al cimitero lo si continuerà a fare, e non solo in un preciso giorno dell’anno, ma è inutile negarlo, adesso i più giovani aspettano esclusivamente la sera del 31 ottobre, per andare in giro con maschere spaventose, possibilmente con una zucca dall’aspetto inquietante, detta in inglese Jack-o’-Lantern.
Quest’ultimo era un uomo irlandese alcolizzato, il quale si era recato una sera nella sua locanda di fiducia per le solite bevute, ma incontrò il Diavolo e lo sfidò, riuscendosi a salvare grazie alla sua furbizia
Da qui la tradizione di Halloween, tradotto in italiano “notte di tutti gli spiriti sacri”, la vigilia di Ognissanti, una festa nata nel XX secolo in America e che tempestivamente si è estesa in molti altri Paesi, tra questi anche l’Italia e dunque la Sicilia.
Non solo, rimanendo nello stesso tema appare curioso osservare il parallelismo tra Sicilia e America da un altro punto di vista. In America il culto dei morti è ben diverso da quello siciliano se si pensa che, dopo il lutto di un parente, per esempio, si festeggia proprio perché si interpreta in modo positivo il passaggio nell’aldilà.
Al contrario, nella terra della Trinacria il lutto assume una nota profondamente negativa. Del resto, la scomparsa di una persona cara, improvvisa o meno, non può essere un momento felice, ma di certo può variare il modo di reagire a tale situazione.
Si dice che un popolo risente del periodo storico e culturale in cui vive e, in questo contesto, sicuramente siciliani e americani sono influenzati da culture diverse, ma non è tutto.
Tornando alla Festa dei Morti, come prima affermato, essa viene festeggiata in Sicilia, non solo per ricordare chi non c’è più, ma anche e soprattutto per abituare i bambini a vedere la morte in chiave positiva, come quella “figura” di cui non si deve provare paura o tristezza. Allora se è davvero questo il significato della tradizione siciliana, come mai in America, dopo una morte, si va a fare festa, e in Sicilia, al contrario, ci si limita ai funerali?
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