“Casa Casa, una prova d’amore” specchio sociale e politico di una disumana società

“Casa Casa, una prova d’amore” specchio sociale e politico di una disumana società

CATANIA – Un Lui e una Lei di cui non è importante specificare il nome, una donna e un uomo pensionati benestanti, cattolici, razzisti contro tutto ciò che è diverso, sostenitori di Salvini, dell’uomo nuovo come lo chiamano loro osannato davanti al televisore, paurosi delle novità e di chi ha sete di conoscenza fino al punto di disprezzare i propri figli ma soprattutto rifugiati nella loro casa evitando ogni contatto con il mondo esterno risolto attraverso internet o telefonate di necessaria sopravvivenza come quella ai fornitori per ricevere la spesa mensile. Questo l’intreccio narrativo di “Casa Casa, una prova d’amore”, novità drammaturgica del regista Nino Romeo interpretata sul palco della Sala Chaplin con convincente sincerità da Nicola Costa e Graziana Maniscalco.

Lo spettacolo, intervallato al ritmo delle poesie dell’esistenzialismo francese con le canzoni di Jacques Brel e le composizioni originali di Giuseppe Romeo, è lo specchio di una tipologia di anziani incapaci di comunicare con gli altri e con se stessi che porta lo spettatore alla riflessione sulle relazioni familiari che tra grottesco e surreale racconta la nostra società ormai sedata dai sentimenti.

Nicola Costa e Graziana Maniscalco sono lo proiezione reale di un quotidiano incolto e fatuo, che tra vezzi e manie, in una scena essenziale incorniciata da diverse teste con delle parrucche indossate dagli attori per cadenzare la loro esistenza, durante l’atto unico che si apre e si chiude in un letto matrimoniale dalle lenzuola grigie come la loro stessa vita, dove il tempo si è fermato, in un delirante dialogo tra i due personaggi che inevitabilmente spingono il pubblico presente, generoso negli applausi in tutte le sere di programmazione, a riflettere sul significato di umanità dell’uomo moderno.

Un vero gioco di coppia dal macabro finale, per una prova d’amore che scuote fino al punto di essere l’immagine sociale e politica di una società a cui di umano è rimasto, forse, davvero ben poco.