CATANIA – Come di consueto i Radicali hanno visitato, nell’ambito del “Satyagraha di Natale con Marco Pannella”, il carcere di Piazza Lanza.
Una delegazione composta da Luigi Recupero (segretario dell’associazione Radicali Catania e membro del Comitato nazionale di Radicali Italiani), Gianmarco Ciccarelli (Comitato nazionale di Radicali Italiani), Patrizia Magnasco (direzione Radicali Catania) e Vito Pirrone (presidente dell’Associazione nazionale forense di Catania) ha vagliato le condizioni detentive all’interno della struttura etnea.
La delegazione è stata accompagnata nella visita dalla vicedirettrice dottoressa Gruttadauria e dal comandante di polizia penitenziaria Tramontana.
I dati che emergono sono quelli di un sovraffollamento meno grave rispetto al passato.
I detenuti attualmente presenti nel carcere di piazza Lanza sono 361 (di cui 342 uomini e 19 donne). Mentre la capienza regolamentare effettiva dichiarata dal ministero della Giustizia è di 238 posti.
In passato sono state toccate punte di 600 detenuti ma, come scrivono i Radicali, “il tasso di affollamento nel carcere di piazza Lanza è notevolmente diminuito”.
“Tuttavia – prosegue la nota del partito di Marco Pannello – permane una situazione di sovraffollamento: nelle celle dei reparti maschili Amenano e Simeto, di circa 20 mq, sono ospitati cinque, sei e in alcuni casi sette detenuti, con uno spazio quasi sempre inferiore ai tre metri quadrati calpestabili per ciascun detenuto”.
A Piazza Lanza la maggior parte dei detenuti sono imputati in attesa di primo giudizio, 241, e sono 35 i condannati in via definitiva e sul totale circa un terzo è rappresentato da stranieri.
Manca ancora una struttura dei mediatori linguistici e, come evidenzia la nota, “persiste una carenza di agenti di polizia penitenziaria: la pianta organica prevede 440 unità, gli agenti assegnati sono 334 e quelli effettivamente in servizio sono 253; i turni di servizio degli agenti sono della durata di otto ore e si articolano su tre quadranti orari nelle ventiquattrore, sebbene l’accordo quadro preveda turni di sei ore articolati su quattro quadranti orari”.
Altre carenze si riscontrano sul versante dell’assistenza sanitaria, poiché la Regione non ha ancora effettuato il trasferimento in capo alle Asl, e su quello della rieducazione: i detenuti che lavorano sono meno del 20% del totale e soltanto le donne hanno la possibilità di lavorare con cooperative interne (pasticceria e lavorazione del feltro), mentre gli uomini possono effettuare lavori non professionalizzanti alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria.
“Il reparto femminile “Etna” – conclude la nota – si presenta in condizioni fatiscenti e nelle finestre delle celle, oltre alle sbarre, sono applicate reti a maglia stretta”. E inoltre manca un impianto di riscaldamento essenziale specie in questi giorni così freddi.
Ma la carenza più grave è quella della figura del garante dei diritti dei detenuti. NewSicilia.it ha già denunciato l’indecente ritardo da parte del presidente Crocetta relativo alla nomina del nuovo garante: vi sono uffici che non possono lavorare ma che vengono ugualmente sostenuti e pagati con soldi pubblici senza offrire nessun servizio.
Ma la legge dà anche il potere ai Comuni di poter istituire un garante dei detenuti “cittadino”. NewSicilia.it lancia quindi una proposta alla politica etnea per dare un segnale e istituire questa figura di garanzia per la popolazione carceraria. Già alcuni consiglieri comunali si sono detti pronti a sposare l’iniziativa del nostro giornale.