I “Tuppi” dalla fuga al ritorno, le attività criminali e gli affiliati: ecco come il clan “governava” a Misterbianco e Motta

I “Tuppi” dalla fuga al ritorno, le attività criminali e gli affiliati: ecco come il clan “governava” a Misterbianco e Motta

CATANIA – A partire dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luciano Cavallaro, la Procura Distrettuale ha avviato un’indagine, condotta dal febbraio 2016 all’aprile 2018 dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del comando provinciale di Catania, che ha permesso di accertare, mediante attività tecniche e dinamiche, l’organizzazione del clan “Malpassotu” e di arrestare 26 persone per i reati di di associazione di tipo mafioso, omicidio (nello specifico di Paolo Arena, esponente della Democrazia Cristiana ucciso nel 1991), estorsione in concorso, furto, ricettazione e riciclaggio in concorso, detenzione e porto illegale di arma clandestina, trasferimento fraudolento di valori e corruzione, con l’aggravante del metodo mafioso.

Dopo il vuoto di potere venutosi a creare dopo l’assassinio di Mario Nicotra per mano del clan Pulvirenti, il sodalizio mafioso si era ricostituito a metà degli anni 2000, in seguito alla scarcerazione del fratello e del figlio del boss, con l’obiettivo di riprendere il controllo del territorio di Misterbianco.

Nel periodo della “riorganizzazione” alcuni esponenti apicali del gruppo erano temporaneamente fuggiti a Firenze, dove sono stati protagonisti di un importante processo.

Le indagini hanno consentito di ricostruire l’attuale organigramma del clan dei “Tuppi”, che vede al vertice l’anziano e carismatico Gaetano Nicotra, noto come “zio Tano”, fratello di Mario Nicotra, e il numerosi affiliati, tra i quali spicca Antonino Rivilli.

Tony Nicotra, tornato in libertà il 17 febbraio 2017, era riuscito a riprendere il controllo della cosca, avvalendosi della “collaborazione” del giovane fratellastro Gaetano Nicotra, del “figlioccio” Carmelo Guglielmino, sempre intento a “sbrigare le beghe sul campo”, e di Daniele Musarra Amato.

Alle strette dipendenze di Rivilli e di Tony Nicotra operava anche il “gruppo di Motta Sant’Anastasia, capitanato dai fratelli Daniele Distefano (chiamato “Minnitta”) e Filippo Distefano, nonché dei “soldati” Filippo Buzza, Domenico Agosta, Gaetano Indelicato, Francesco Spampinato e Giuseppe Piro.

Gli accertamenti patrimoniali svolti nei confronti di Antonino Rivilli, Domenico Agosta e Carmelo Guglielmino hanno consentito, oltre che di ricostruire un giro di attività illecite, prevalentemente a scopo estorsivo, ance di confermare la sproporzione tra il reddito dichiarato dagli indagati e i beni effettivamente in loro possesso. A seguito di accurate ispezioni, sono stati sottoposti a sequestro preventivo beni immobili e mobili per un valore complessivo di oltre 1.500.000 euro.

Nello specifico, si tratta di una villa e di un terreno a Belpasso in uso a Rivilli, due imprese individuali a Belpasso e un’associazione culturale a Motta Sant’Anastasia di Agosta e, infine, un’abitazione, un magazzino, una bottega a Misterbianco e un terreno a Belpasso, sequestrati a Guglielmino. Nei confronti dei tre indagati si è provveduto anche al sequestro preventivo di numerosi rapporti finanziari e assicurativi.