CATANIA – Anche per la Provincia regionale di Catania il rischio caos per i servizi al pubblico e per il destino stesso dei lavoratori è molto alto. Ed è già scattato il conto alla rovescia per il 31 dicembre 2014, data entro la quale, con l’adozione di un’apposita delibera di esecuzione, dovrà scattare la procedura dei prepensionamenti previsti dalla normativa.
Una manovra che comporterà un consistente risparmio di oltre tre milioni di euro assolutamente determinanti per limitare lo sforamento del Patto di Stabilità dell’Ente, e che se ritardata, comporterà un ingiustificato e gravoso danno erariale a carico della Provincia.
“Manifestiamo il grave stato di disagio e di immane malessere in cui versano tutti i lavoratori – gridano a gran voce i rappresentanti di FP Ggil, FP Cisl e Uil FPL – di fronte alla politica neoliberista dei governi nazionale e regionale, che disattendendo ogni confronto e richiesta di parte sindacale. Governi che stanno mettendo a serio rischio stipendi, garanzie occupazionali e il futuro dei dipendenti di ruolo e precari. Se non si scongiureranno in tempo tutti i rischi, i sindacati sono pronti anche a occupare le sedi delle Province”.
C’è il rischio concreto di un caos istituzionale con drammatiche ricadute sui servizi e sul futuro dei dipendenti: “È inaccettabile che in due anni, per le Province siciliane non si sia fatto alcun passo avanti sul riassetto delle funzioni, nessun progetto per la costruzione di reti territoriali di servizi e nessun piano per salvaguardare posti di lavoro e professionalità che servono ad assicurare scuole, viabilità, tutela ambientale, servizi all’impiego, supporto ai comuni. Dalla politica sono arrivati solo ingenti tagli e la certezza di una condanna al dissesto finanziario. E ancora, minaccia di mobilità del personale con ventilati licenziamenti e dispersione del patrimonio di competenze”.
La situazione è ancora più critica in Sicilia: l’unico dato certo è che il prossimo 8 aprile scadranno i mandati dei commissari straordinari. Nulla si conosce della riforma e delle funzioni che gli enti siciliani dovranno svolgere, vengono anzi avanzate centinaia di ipotesi che non danno alcuna certezza né riguardo alle nuove funzioni, né riguardo ai livelli occupazionali e alle specifiche professionalità necessarie.
Se in Sicilia si dovesse recepire la linea politica del Governo in discussione in Parlamento, circa 3000 lavoratori, che rappresentano più la metà del personale delle province siciliane, dovranno essere posti in mobilità, con il concreto rischio di non percepire gli stipendi. Purtroppo, né i comuni né altri enti pubblici potranno assorbire il personale da trasferire sia per carenza di risorse finanziarie che per l’impossibilità di sforare il patto di stabilità.