CATANIA – “La verità negli atti è un’altra”: questa è stata la lapidaria dichiarazione di Monica Consoli, avvocato difensore di Agatino Valentino Spampinato e Roberto Mirabella (quest’ultimo assieme al penalista Luigi Zinno), due dei tre giovani catanesi accusati di violenza sessuale di gruppo ai danni di una 19enne statunitense giunta nel capoluogo etneo come “ragazza alla pari”.
Secondo il parere della legale, nell’ordinanza sarebbe presente solamente la versione della ragazza, che avrebbe degli elementi ancora da chiarire. Mentre la giovane avrebbe dichiarato non solo di essere stata violentata, derisa e ripresa senza consenso, ma anche di essere stata fermata più volte mentre tentava di chiamare il 112, uno dei ragazzi avrebbe affermato che la ragazza invece era “tranquilla” durante il rapporto, suscitando l’indignazione e lo sgomento generale.
Sembra che, proprio per queste presunte “contraddizioni” e “lacune” presenti nella storia narrata dalla vittima dello stupro (che, tra l’altro, era stata perfino abusata anche nel suo Paese d’origine in passato), tutti gli avvocati chiamati alla difesa dei tre indagati (Salvatore Castrogiovanni è assistito dall’avvocato Maria Luisa Ferrari) abbiano intenzione di presentare il ricorso al tribunale del riesame a breve.
L’avvocato della statunitense, Mariella Viscuso, ha dichiarato che nei prossimi giorni spiegherà via mail il funzionamento del sistema giudiziario italiano e i dettagli del processo alla sua assistita e che, eventualmente, si potrebbe procedere con una rogatoria internazionale.
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