CATANIA – “Non possiamo fornire la data precisa in cui è nato il progetto perché è sempre esistito. Era latente nelle nostre menti e noi ci siamo limitati a scoprirlo, non lo abbiamo inventato“. Parla così Giuseppe Ferrera il protagonista della nuova web serie “Succhi di vita” che da pochi giorni è stata pubblicata nel grande calderone chiamato youtube e che oggi è stata presentata in occasione della prima edizione del Rev-U video contest ospitato dall’Accademia di belle arti di Catania.
Si tratta di un progetto totalmente indipendente targato Mean Whale, un gruppo di ragazzi che si sono formati all’Accademia di belle arti del capoluogo etneo e che, successivamente, si sono deformati al di fuori. Stiamo parlando (in ordine alfabetico) di Tahnee Drago, Giuseppe Ferrera, Damiana Guagliardo, Giorgio Marino, Dario Spoto ed Edoardo Seminara.
“Noi rivendichiamo l’importanza del ruolo del caso come strumento artistico” afferma Giorgio Marino che insieme con Giuseppe Ferrera pochi mesi fa si trovava appunto nella sede di via Vanasco. Tra una chiacchiera e l’altra, i due si sono scambiati un po’ di aneddoti delle reciproche vite e da li hanno deciso che questi sarebbero dovuti essere fonte d’ispirazione.
Sempre Giuseppe Ferrera dice: “Succhi di vita è una proiezione personale di come viviamo noi il contesto locale, la nostra interpretazione dei fatti e dei luoghi che viviamo”.
Al momento sono on line tre teaser (ovvero piccoli filmati pubblicitari che cercano di risvegliare la curiosità ma che di fatto non svelano alcun contenuto della serie stessa) di cui riprononiamo solo il primo.
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E il primo episodio.
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Il tutto è ambientato in un “non luogo” chiamato Vergiume, “un paese della provincia di Catania di ubicazione non ben identificata, un po’ come Springfield dei Simpson” descrive divertito Giorgio Marino.
È un prodotto che punta a spiazzare lo spettatore perché fino all’ultimo non riesce a capire se in essa si piange o si ride.
“Crediamo sia giunto il momento di godere della tristezza della vita quotidiana ed apprezzarla”.
Un progetto nel quale non mancano autorevoli influenze artistiche tra cui Louis C.K. il comico, sceneggiatore, attore statunitense che ha creato la serie Luie e quella dei registi siciliani Cipri e Maresco. Guardando anche senza troppa attenzione si riescono a scorgere elementi attinti a Tarantino per le tematiche un po’ “pulp” della violenza e della solitudine.
In un momento in cui sembra che la creazione di un canale youtube, sia l’unico modo rimasto ai giovani per esprimersi e per cercare un po’ di fortuna con l’unica conseguenza della grande massificazione i ragazzi di Mean Whale rispondono: “Noi abbandoniamo ogni forma di modello prestabilito e facciamo quel che ci piace, sperando di riuscire a dare vita ad un nostro genere. A chi non riesce ad interpretare i nostri lavori rispondiamo semplicemente che la vita non si capisce. Noi la vediamo così ed è nello stesso modo che la riproponiamo. L’intento principale è quello di abbandonare la retorica, siamo per le avanguardie”.
Insomma una serie che racchiude in se tanti di quegli elementi che elencarli tutti sarebbe impossibile. Per tutto il resto c’è il canale Mean Whale.