CATANIA – La presentazione nell’aula magna del Dipartimento di Scienze politiche dell’università di Catania del “Dossier statistico immigrazione 2014. Dalle discriminazioni ai diritti” curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS ed esplicato dal presidente Franco Pittau, ha posto in evidenza, attraverso un’accurata analisi organica di vari aspetti del fenomeno immigratorio corredata da un ampio supporto di dati statistici, una realtà che in Italia è andata acquistando una dimensione sempre crescente nel corso degli ultimi decenni, quella dell’immigrazione.
In particolare, grazie ad autorevoli interventi è stato possibile prendere atto della grave situazione siciliana partendo dalla considerazione che la Sicilia, pur essendo una regione di frontiera, è rimasta l’unica in Italia priva di una legge sull’immigrazione o almeno di un regolamento. Come riportato nel dossier “le lacune in materia di amministrazione non riguardano soltanto il dispositivo normativo, che è totalmente inesistente, ma mancano anche una politica regionale, una pianificazione, un coordinamento degli interventi”. Fattore che ha contribuito ad allontanare la speranza di una sana integrazione nonché ad alimentare fenomeni speculativi che sono ormai sotto gli occhi di tutti.
Maurizio Attanasio, collaboratore della segreteria Cisl, ha così affermato: “Abbiamo lottato per la sana accoglienza e sana integrazione. Sottolineo sana perché qualcuno ha trasformato la sana accoglienza in un vero e proprio business. Ultimamente anche a Catania, lo dico come conoscitore di determinate situazioni e detentore della pulizia che abbiamo tenuto nella nostra organizzazione rispetto a questa materia molto delicata, ci sono molte associazioni che dell’immigrazione ne hanno fatto un business. Molti comuni con il pretesto dei famosi 35 euro (prima 80) dati dal ministero, attraverso l’ordinamento delle prefetture, in nome dell’immigrazione hanno intercettato queste fondamentali risorse per fini diversi dall’accoglienza e dalla ricerca di donare una dignità agli immigrati. Allora, lo dico come provocazione, c’è bisogno di una maggiore trasparenza e pulizia che provenga dalle prefetture e insieme ad essa si inneschino meccanismi per cui probabilmente, mi dispiace dirlo, il Cara di Mineo andrebbe superato, chiuso o altrimenti andrebbe migliorata la condizione di vivibilità. Noi su questo problema dell’immigrazione ci torneremo con i vertici provinciali, regionali e nazionali perchè così non si può andare avanti”.
La Cisl lamenta anche l’ultima batosta arrivata dal presidente della Regione Crocetta che ha apportato un taglio del 60% ai fondi concessi ai distretti socio sanitari. “La prima spesa che è saltata – continua Attanasio – relativamente al sociale, è stata quella dell’assistenza all’immigrazione. Quindi un’altra battaglia che stiamo conducendo nei 9 distretti della provincia di Catania è quella di poter inserire delle risorse che possano permettere una vera integrazione del soggetto. Questo può significare il mantenimento di un figlio a scuola o un contributo per l’affitto della casa che serve agli immigrati”.
E proprio sull’emergenza abitativa si è soffermato Filippo Immè, responsabile del Centro Accoglienza e Solidarietà: “In questo ambito ci troviamo a scontare purtroppo un’assenza o ridotta presenza delle istituzioni pubbliche. Bisognerebbe capire meglio cosa accade perchè non c’è solo una discriminazione nel mondo del lavoro, l’esperienza ci dice che c’è una grave discriminazione nel rapporto tra locatore e locatario. Quando la richiesta di permesso di soggiorno è accompagnata dalla presentazione di un contratto di lavoro e ci si accorge che 15 persone hanno lo stesso indirizzo domiciliare, è chiaro che c’è qualcosa che non va, che c’è un locatore che sfrutta questo momento di fragilità dei nostri amici. Da sottolineare anche che nella ricerca di abitazioni per gli immigrati noi dell’Associazione ci confrontiamo quotidianamente con offerte di immobili che, proprio perchè la destinazione finale è costituita da soggetti deboli, è un’offerta di stalle. Ritengo che la lettura del dato relativo ai contratti regolarmente registrati che hanno come locatario un immigrato confrontato con il dato sulle residenze dei singoli cittadini immigrati possa essere un indicatore utile per capire dove ci sono sacche di discriminazione”.
Filippo Immè chiama gli immigrati “amici” e auspica che la barriera di diffidenza che viene naturalmente frapposta tra coloro che arrivano sulle nostre coste in cerca di una migliore condizione socio economica e la nostra capacità di ascolto possa sciogliersi in un sorriso, in un abbraccio più caloroso, in una stretta di mano più vigorosa per proseguire verso il difficile percorso del riconoscimento dei diritti degli immigrati.