“Vikings” come Cosa Nostra, riti d’iniziazione e struttura gerarchica: i segreti del clan sgominato dall’operazione “Norsemen” – VIDEO

“Vikings” come Cosa Nostra, riti d’iniziazione e struttura gerarchica: i segreti del clan sgominato dall’operazione “Norsemen” – VIDEO

CATANIA – Era una banda strutturata come una vera e propria organizzazione mafiosa, molto simile a Cosa Nostra, quella sgominata dalla squadra mobile e dalla procura di Catania nel corso dell’operazione “Norsemen”, frutto di un’indagine andata avanti dallo scorso settembre, data della denuncia di una vittima di rapina avvenuta per mano del gruppo criminale, allo scorso 25 gennaio, giorno dell’ultimo arresto.

Dalle dichiarazioni rese dal denunciante sono emersi numerosi dettagli sull’esistenza all’interno del centro di accoglienza di un gruppo di cittadini nigeriani, appartenenti a una confraternita di tipo cultista dedita ad attività criminali.

I presidi tecnici, riscontrando le dichiarazioni del denunciante, hanno consentito di rilevare l’esistenza dell’organizzazione criminale transnazionale nigeriana di matrice cultista denominata “Vikings” o “Supreme Vikings Confraternity” (SVC), detta anche “Norsemen della Nigeria“, facente parte di un più ampio sodalizio radicato in Nigeria e diffuso in diversi Stati europei ed extraeuropei, caratterizzato dalla presenza di una struttura organizzativa di carattere gerarchico, di organi deputati al coordinamento dei vari gruppi diffusi nel territorio dello Stato italiano e al controllo del rispetto delle regole interne, nonché dalla presenza di ruoli e cariche aventi specifici poteri all’interno della compagine associativa.

“Come già precedentemente affermato, la banda arrestata si chiamava ‘Supreme Vikings Confraternity (sigla SVC)’. La ‘confraternita’ come tipologia di associazione nasce all’interno dei campus americani, ma nel caso specifico si trasforma in un’organizzazione criminale con struttura verticistica e rituali molto simili a quelli di Cosa Nostra, spiega Antonio Salvago, dirigente della Squadra Mobile di Catania.

Gli investigatori della sezione Criminalità Straniera e Prostituzione hanno ricostruito struttura e ruoli del sodalizio che sarebbe caratterizzato dalla suddivisione sul territorio italiano in gruppi, con competenza su specifiche porzioni del territorio. In particolare, gli indagati appartenevano tutti alla cellula denominata “Catacata M.P. (Italy Siciliy) – De Norsemen Kclub International“, operante a Catania e provincia, con base operativa nel Cara di Mineo, dedita a commettere un numero indeterminato di reati contro la persona, in materia di stupefacenti di vario tipo (marijuana, cocaina e sostanze psicotrope) e contro il patrimonio, imponendo la propria egemonia sul territorio, opponendosi e scontrandosi con gruppi cultisti rivali al fine di assumere e conservare il predominio nell’ambito delle comunità straniere presenti all’interno del centro di accoglienza, creando un forte assoggettamento omertoso.

La struttura verticistica dell’organizzazione criminale sarebbe emersa dalle conversazioni captate nel corso dell’indagine, in particolare durante lo svolgimento di un importante incontro tra i sodali tenutosi a Catania. Le intercettazioni avrebbero permesso di registrare, in diretta, un rituale caratterizzato da canti che inneggiavano all’unità della confraternita durante il quale ciascun singolo appartenente esclamava “voglio essere Norseman“.



Una di queste sarebbe avvenuta all’interno di un’abitazione di via Balilla e riprenderebbe tutti i momenti salienti del “patto di sangue” tra i “confratelli”. Dalla registrazione del rituale sarebbero emersi molti particolari del culto segreto, la peculiare forma di giuramento che sancisce in modo inequivocabile la fedeltà che è dovuta all’organizzazione e la ferocia degli appartenenti al gruppo, in base alla regola del “Baga kills baga“, secondo cui se un Viking fa del male a un altro sodale, la reazione può essere l’omicidio.

 

 

 

 

 

Tra i simboli del gruppo vi era una barca vichinga. La popolazione nordica era stata scelta come “punto di riferimento” dell’organizzazione proprio per la crudeltà delle sue razzie e per la sua efferatezza. Colori simbolici, invece, erano il rosso (colore del sangue) e il nero.

Al vertice della consorteria spiccherebbe la figura di William Ihugba, alias “Unonia” o “Oyonia”, cosiddetto “FP’ del gruppo dei “Vikings” in Italia, al quale è contestato il ruolo di promotore, e ritenuto capo supremo con potere di nomina dei capi (detti “executioner”) dei gruppi territoriali esistenti sul territorio nazionale.

Il capo attuale del gruppo operante a Catania e provincia sarebbe stato individuato in Kingmey Ewiarion, detto “Jogodò” o “Gegliedé”. Tra gli altri indagati, sarebbe emerso Anthony Leonard Izedonmi, detto “Phyno”, punto di collegamento con le altre cellule della medesima confraternita presenti sul territorio nazionale, il quale, trasferitosi in provincia di Bergamo, sarebbe stato costantemente monitorato sino alla data dell’esecuzione del provvedimento di fermo.

I membri della SVC avevano messo in piedi un giro d’affari molto importante. La maggior parte degli arrestati provenivano dai famosi “barconi”, alle volte come “vittime paganti degli scafisti e altre come collaboratori dei trafficanti libici nelle estorsioni.

La loro rete criminale coinvolgeva diversi connazionali su tutto il territorio italiano, come Catania e Caltanissetta ma anche Napoli e Roma, da dove spesso provenivano i rifornimenti di stupefacenti, e anche altri nigeriani che purtroppo ne erano vittime.