Niente più animali nella dieta, ma neanche nel linguaggio: “crepi il lupo” può essere offensivo

Niente più animali nella dieta, ma neanche nel linguaggio: “crepi il lupo” può essere offensivo

CATANIA – Negli ultimi anni il regime alimentare è cambiato. Se prima lo stile di vita per eccellenza era la dieta mediterranea, ormai sono sempre più le persone che si affacciano verso nuovi orizzonti culinari.

Si parla tanto, infatti, di vegetariani e vegani. Tra i due stili ci sono differenze, ma ciò che li accomuna è il rifiuto di mangiare carne.

Sembra, però, che quello di cui ci nutriamo si rifletta anche nel nostro modo di parlare. Il rispetto per gli animali, dunque, passa per il linguaggio. Non mangiare carne e non comprare borse di pelle non è più sufficiente. Per una vera rivoluzione, è necessario anche un modo di esprimersi innovativo.

Gli animali rientrano in moltissimi detti e proverbi italiani e in alcuni casi sono accostati alla morte o, comunque, a qualche fine negativa.

Esempi celebri sono “prendere due piccioni con una fava”, “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”, “tagliare la testa al toro”. Al famoso “in bocca al lupo”, che quasi quotidianamente viene usato per augurare buona fortuna prima di affrontare un evento importante, non si risponde più “ crepi il lupo”, ma “viva il lupo” perché sperare nella morte di un animale non è più eticamente accettabile.

Secondo un recente studio, le frasi idiomatiche costruite sulla carne e prodotti animali stanno diventando obsolete perché dissonanti con lo spirito dell’epoca in cui viviamo. Dunque, quelle frasi che a prima vista possono apparire innocue, in realtà celano un messaggio sbagliato, perché rafforzano l’idea di un rapporto con gli animali basato su violenze e abusi.

“Sono vegana da ormai diversi anni e la mia scelta si basa essenzialmente sulla volontà di proteggere gli animali sottoposti a macello per poter finire sulle nostre tavole – afferma Giulia, 29enne catanese -. Stabilire anche un linguaggio che li tuteli credo sia opportuno. Io già la mia parte la sto facendo non usando più determinate espressioni, ma prima che diventi una pratica di uso comune ci vorrà sicuramente tanto tempo”.

Non molto differente la posizione di Carla che da 5 anni ha abbandonato la carne e tutti i suoi derivati. “Reputo il veganesimo il miglior stile di vita che ci possa essere. Non mi manca mangiare bistecche e quant’altro. Penso in questo modo di contribuire alla salvaguardia di molti animali. So che io sono una, ma intanto la rivoluzione deve partire dal piccolo. Infatti, credo che modificare il nostro linguaggio avendo un occhio di riguardo verso i nostri amici a quattro zampe sia un altro passo fondamentale”.

Se nella dieta gli animali sono stati sostituiti con i vegetali, la stessa trasformazione accadrà nel linguaggio. In un futuro saranno gli ortaggi a prendere il posto dei quadrupedi.