CATANIA – “Sta cascànnu ‘a terra di l’Etna”, quante volte abbiamo sentito dire o ripetuto questa frase dialettale in occasione delle eruzioni più poderose del vulcano più alto d’Europa?
La cenere vulcanica, espulsa con forza dal cuore dell’Etna e traghettata in cielo dall’inconfondibile nube grigia, è certamente una delle conseguenze più evidenti degli eventi parossistici etnei.
Tutti, tramite una macchina fotografica o uno smartphone, ci siamo premurati almeno una volta di immortalare questo fenomeno, descrivendolo come uno spettacolo ammaliante. Eppure, sotto altri aspetti, va testimoniato che la caduta della cenere su Catania e sui paesi etnei non rappresenta affatto un’attrazione, bensì una minaccia.
La gravità di questo stato pericoloso dipende sempre dalla quantità di “terra nera” espulsa dall’Etna e dalla direzione che assume in base al vento. Come in questi giorni di intensa attività vulcanica, la cenere va a ricoprire numerose aree della provincia etnea, riuscendo a spostarsi in alcuni casi anche in altre Regioni, o, addirittura, Nazioni.
In passato la cenere dell’Etna è riuscita a toccare Paesi come Libia, Egitto e Grecia. Cadendo al suolo, essa forma uno strato nero di polvere che non lascia scampo a strade, automobili, infrastrutture e colture, rovinando buona parte dell’economia e del turismo.
La cenere è un pericolo anche per gli aerei e, in questi casi, persino gli aeroporti come lo scalo di Fontanarossa, a sud della città di Catania, sono costretti a chiudere per alcune ore o, in alcuni casi, diversi giorni. Le particelle che restano nell’aria possono anche impedire ai raggi solari di riscaldare la Terra.
Il pericolo è elevato anche per animali ed esseri umani. Inalandola, la cenere è capace di creare danni all’apparato respiratorio. Se si deposita su occhi e palpebre, possono presentarsi fastidi alla vista. Attenzione, dunque, a identificare le eruzioni vulcaniche come uno spettacolo: potrebbero deluderci.