Anno nuovo, vita nuova. Almeno si spera! Purtroppo, ogni 365 giorni, è giunto il momento di tirare le somme e fare i conti con quanto successo. Episodi belli, ma anche spiacevoli, purtroppo. E, forse, destinati a ripetersi, seppur in modo differente.
Il 2018 è stato un anno pieno di “emozioni”. Un po’ come nei film e nei cartoni animati, si è assistito alla lotta tra “bene” e “male”. Anche se, in realtà, non c’è stata finzione. Omicidi, mafia, droga e altri episodi hanno caratterizzato negativamente l’ultimo anno solare, balzando agli onori della cronaca nera.
Raccontarli tutti sarebbe quasi impossibile. A meno che non si riavvolga una pellicola per intero e si abbia talmente di quel tempo da rivivere ogni singolo caso con la stessa dedizione ed emotività. È bene, allora, raccogliere quelli che hanno destato maggiore scalpore.
Il 2018 si apre con un primo grande intervento della polizia di Catania (11 gennaio) nei confronti di Michele Guglielmino, affiliato al clan mafioso Cappello-Bonaccorsi. Una grande ascesa nel mondo dei supermercati. Con i G.M., dal 2004, diventa uno dei più grandi imprenditori di sempre. Fermato, ha affermato che tutti avrebbero dovuto ringraziarlo: “Ho dato lavoro a 120 persone”. Altro fatto che ha destato scalpore è quello legato a Corrado Labisi, proprietario della struttura per bisognosi “Lucia Mangano”, e i suoi legami con la criminalità organizzata. Nonostante si professasse paladino della giustizia e legalità, maltrattava i pazienti e usava i soldi per scopi personali (10 luglio).
Una delle bombe dell’anno appena concluso è quella sull’ex presidente di Sicindustria (Palermo), Antonello Montante. Potere dei soldi, della corruzione e mani in diversi settori sono aspetti emersi in un’indagine contro di lui. Diverse le intercettazioni che lo avrebbero incastrato, specie quelle riguardanti sull’importanza e influenza che ha l’informazione. La stessa in cui, per anni, a Catania, ha operato l’imprenditore Mario Ciancio Sanfilippo, indagato per concorso esterno alla mafia. Per lui è scattato un maxi sequestro di oltre 150 milioni di euro.
Nel Messinese la più grande operazione è quella denominata “Gotha 7”, con 40 arresti alla mafia barcellonese (24 gennaio).
Criminalità organizzata presente anche in altri settori e nella politica, come nel caso dell’operazione Garbage Affair (16 marzo), in cui diversi funzionari del comune di Catania finirono in manette per infiltrazioni mafiose nella gestione della raccolta e smaltimento dei rifiuti. Ma, anche in occasione dello scioglimento del comune di Trecastagni (Catania) su disposizione del Ministero dell’Interno (8 maggio). Stessa sorte anche per quello di Vittoria, in provincia di Ragusa. Discorso analogo in provincia di Agrigento (22 gennaio), con le manette scattate per il sindaco di San Biagio Platani, Santo Sabella. Nel corso del blitz sono intervenuti oltre 400 militari e sono state disarticolate ben 16 famiglie mafiose dell’Agrigentino con 56 arresti. Non tanto diversa la situazione ad Aidone, in provincia di Enna. Ancora una volta, protagonista la gestione dei rifiuti e del verde urbano.
Vasta operazione anche a Riesi (Caltanissetta), che ha portato all’arresto di 25 persone. Una serie di indagini molto complessa, che ha consentito di ricostruire alcuni omicidi e tentati omicidi. Sempre nel Nisseno, a prendersi la scena sono nuovamente i rifiuti: a San Cataldo sono 16 gli arresti.
Mani di Cosa Nostra anche nel settore delle scommesse illecite. Fra le operazioni più importanti c’è quella di Palermo: Benedetto Bacchi, imprenditore in questo campo, era il collante e garantiva guadagni fino a un milione di euro al mese. In quell’occasione sono state fermate 31 persone (1 febbraio). Scommesse al centro dell’interesse malavitoso anche a Catania: 68 fermi nel corso dell’operazione “RevolutionBet”. Sistemi informatici illegali hanno garantito guadagni fino a 2 milioni di euro al mese. In mano alla malavita anche i parcheggi: emblematica l’operazione “Araba Fenice” a Siracusa. Ben 19 arresti al clan Giuliano, che aveva il controllo anche del mercato ortofrutticolo. Inquietante il rapporto con il vice capo di polizia Nunzio Scalisi, che si faceva aiutare per estorcere denaro ad alcuni inquilini a cui aveva affittato casa.
Senza dimenticare le operazioni antidroga: lo dimostra il grande blitz nel quartiere San Cristoforo, con 27 arresti per spaccio di cocaina e marijuana (28 giugno). Sempre polvere bianca e erba si sono rivelate una grande fonte di guadagno. Cosa capita bene anche dalle donne, a capo di un sodalizio in grado di vendere anche un chilo di droga al giorno e arrestate durante l’operazione Panta Rei.
Non è da meno il settore del turismo. Scalpore per il caso Valtur e gli eredi di Carmelo Patti, morto nel gennaio del 2016. Lui era in possesso dell’impero dei villaggi turistici della nota compagnia turistica. Il patrimonio è riconducibile a una costola guidata dal latitante Matteo Messina Denaro (Trapani).
Una delle più importanti e di grande spessore, però rimane quella che ha permesso di smantellare la “Nuova Cupola”. Dopo la morte di Totò Riina, Settimo Mineo avrebbe dovuto ricomporre la grande organizzazione mafiosa. C’era già stato un primo incontro: l’intervento della Direzione distrettuale antimafia, però, ha consentito di arrestare 46 persone.
Oltre a questa piaga sociale, il 2018 si è “sporcato di sangue”. Tanti gli omicidi, alcuni dei quali avvolti dal mistero, altri, invece, risolti in poco tempo, ma dalle dinamiche sconvolgenti. Come quello di Laura Petrolito a Siracusa, trovata in un pozzo. Una ragazza madre uccisa per gelosia, come confessato dal suo assassino, Paolo Cugno. Dal chiarimento, alla lite. poi, l’omicidio con 16 coltellate. Ancor più futile il movente che ha spinto tre uomini a uccidere Giuseppe Destro a Caltagirone (Catania). Un contenzioso per la gestione e distribuzioni dei terreni per l’allevamento.
Quello di Maria Zarba a Ragusa rappresenta un altro dei tanti delitti tra ex coniugi. La sessantaseienne è stata trovata dal nipote in casa con il cranio fracassato. Fitta la rete di indagini, che hanno portato al fermo di Giuseppe Panagia, 74 anni. L’uomo avrebbe cercato di nascondere delle macchie di sangue nei vestiti: “Sono sporchi di cous cous”. A commettere l’omicidio-suicidio è stato Gianfranco Fallica, 35 anni.Ancora poco chiare, invece, le cause che avrebbero portato alla strage familiare a Catania. L’uomo avrebbe preso la pistola e avrebbe fatto fuori moglie e figli per poi togliersi la vita.
Tra gli ultimi, l’omicidio di Sara Parisi, 58 anni. L’ex marito l’avrebbe attesa fuori casa. La discussione, la lite, fino ai 6 colpi di pistola. Poi, la morte anche dell’uomo, rimasto gravemente ferito da un proiettile all’addome.
Cosa accadrà nel 2019? L’auspicio è che le cose possano migliorare.