PALERMO – Attraversano terre deserte e piene di insidie nella speranza di un futuro migliore in un posto nuovo, cercano di adattarsi a un luogo con lingua, religione e usanze diverse e spesso devono affrontare enormi difficoltà senza il supporto di genitori o tutori legali: si tratta delle centinaia di minori non accompagnati (MSNA) che approdano sulla nostra penisola dopo un lungo viaggio fatto spesso di disperazione e stenti.
Secondo gli ultimi dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, solo nei primi sei mesi del 2018 sul territorio nazionale si sarebbero contati 13.151 minori stranieri non accompagnati. Si tratta di un numero parzialmente incoraggiante, se si considera che si registra un decremento del 26,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma comunque maggiore rispetto al 2016 (+7,4%).
La maggior parte di loro dichiara di avere tra i 15 e i 17 anni (nell’ultimo anno, però, si è registrato un lieve abbassamento dell’età dei minorenni che arrivano nel nostro Paese senza tutori) e proviene dall’Africa centrale (Gambia, Somalia, Eritrea, Costa d’Avorio) o settentrionale (Egitto) e dall’Europa dell’Est (la cittadinanza albanese, secondo i dati del Ministero, sarebbe tra le più rappresentate).
Degli oltre 13mila minori non accompagnati presenti in Italia, 5.699 (circa 40% del totale) sono ospitati in Sicilia (al giugno 2018). L’isola più grande del Mediterraneo, quindi, è sicuramente la Regione più attiva nell’accoglienza di MSNA. Osservando le statistiche relative agli anni 2016, 2017 e 2018, si può notare come sostanzialmente la percentuale sia variata poco rispetto agli scorsi due anni (dal 39% del 2016, al 42,6 del 2017 fino al 43,3 del 2018). La situazione non sembra essere mutata molto dopo l’estate: secondo l’ultimo report del Ministero (ottobre 2018), infatti, i minori non accompagnati censiti sarebbero 11.838 e il 39% di questi sarebbe stato accolto nella nostra regione.
Anche se è vero che la maggior parte dei MSNA registrati sono maschi, rispetto al primo semestre del 2017 si è registrato un lieve aumento (0,7%) del peso della componente femminile: le giovanissime straniere arrivate in Italia dall’inizio dell’anno senza genitori sono 982 (dati gennaio-giugno 2018). Oltre la metà di loro ha tra i 16 e i 17 anni, mentre il 18,2% (15,4 nei primi sei mesi del 2017) ha un’età inferiore a 15 anni. A oggi (ultimo report relativo a ottobre 2018), la percentuale di minori non accompagnati di sesso femminile sarebbe del 7,4% (in lieve aumento rispetto ai monitoraggi precedenti).
Cosa affrontano questi giovani, che giungono spesso spaesati nel nostro Paese, prima e dopo il loro arrivo in territorio italiano? Spesso fuggono da povertà o, nei casi peggiori, guerre civili e tribali di crudeltà difficilmente immaginabile e, prima di raggiungere le coste, sono spesso costretti ad assistere a orrori che gli occhi umani non dovrebbero mai vedere. Talvolta tra queste immagini terribili ci sono quelle della prematura fine dei genitori, dei fratelli, dei cugini e/o degli amici.
A tenerli in vita è solo l’idea di poter sfuggire a una morte sicura nella propria terra d’origine e assicurarsi un futuro migliore. Le norme cercano di garantire a questi sfortunati giovani i diritti essenziali: in Italia da quest’anno, e questa è una novità, uno di questi, oltre a quello all’istruzione, è il libero accesso alla pratica sportiva. Nello specifico, secondo le nuove disposizioni, “i minori stranieri, anche non in regola con le norme relative all’ingresso e al soggiorno, laddove siano iscritti da almeno un anno a una qualsiasi classe dell’ordinamento scolastico italiano, possano essere tesserati presso società o associazioni affiliate alle federazioni sportive nazionali, alle discipline sportive associate o agli enti di promozione sportiva, anche paraolimpici, senza alcun aggravio rispetto a quanto previsto per i cittadini italiani”.
Tra le altre normative recenti diversi progetti e iniziative per accelerare la formazione e la nomina dei potenziali tutori, per coinvolgere e fornire un maggiore ruolo ai tribunali per i minori nell’individuazione, nel censimento e nel sostegno ai MSNA e per la realizzazione di “interventi di accompagnamento psicosociale e supporto psicologico ai minori stranieri con particolari situazioni di vulnerabilità”.
Nel trimestre febbraio-aprile 2018, inoltre, l’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), in collaborazione con rappresentanti dei servizi sociali di Palermo, Catania e Verona, ha organizzato una serie di focus group con il coinvolgimento di decine di minori non accompagnate, principalmente ragazze di cittadinanza nigeriana.
Lo scopo è stato raccogliere suggerimenti per nuove misure d’integrazione sociale e lavorative per minori in condizioni di vulnerabilità sul suolo italiano.
Dall’esperienza è emerso, come purtroppo è ben noto da tempo ma spesso dimenticato, che molte minori sono state vittime di tratta (quasi sempre a scopo di sfruttamento sessuale) e/o sottoposte a riti voodoo.
Buona parte di loro hanno dichiarato di essere analfabete o semi analfabete e di provenire da situazioni familiari ed economiche estremamente complesse. Sarebbe proprio la necessità di denaro a costringerle a inserirsi in un mercato “redditizio” ma illegale e tremendo, quello della prostituzione (nel caso dei ragazzi, talvolta, anche lo spaccio di droga).
Questo è indice del fatto che ricevere una formazione scolastica e professionale è, per i MSNA, l’obiettivo principale e una necessità primaria. Anche la comprensione della lingua e l’inserimento in ambienti frequentati da coetanei di nazionalità italiana sembra essere fondamentale per i minorenni stranieri nel nostro Paese. Per buona parte di loro, proprio l’educazione e il sostegno di rappresentanti legali, adulti responsabili e comprensivi, potrebbero essere la chiave “magica” per aprire prospettive future migliori di quelle di essere coinvolti in attività illegali e ad alto rischio.
Dai dati emersi dal focus di OIM emerge che da questo punto di vista c’è ancora molto da fare e che è fondamentale agire immediatamente per evitare che giovani immigrati si facciano coinvolgere in situazioni terribili, nocive non solo per loro, che ne sono le vittime principali, ma anche le nazioni ospitanti, che si trovano ad affrontare una nuova faccia dell’illegalità nella propria terra.
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