PALERMO – La polizia di Stato ha arrestato per rapina aggravata e porto illegale di arma in concorso i pregiudicati palermitani Diego Gennaro, 25enne e Nicolò Vitello 20enne, entrambi del quartiere Capo, responsabili di una rapina portata a termine nell’ottobre del 2017 ai danni di un negozio di telefonia in corso Calatafimi.
L’arresto è avvenuto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Palermo.
Il 4 ottobre del 2017, alle 17 circa, due giovani a volto scoperto si erano presentati all’ingresso dell’esercizio commerciale e per qualche minuto si erano fermati a osservare con evidente interesse gli articoli esposti in vetrina, per poi bussare alla porta; il titolare dell’esercizio, ritenendoli per il loro atteggiamento possibili acquirenti, ha aperto loro la porta di ingresso, ma, una volta dentro, i due giovani hanno mostrato senza indugio le loro reali intenzioni: Gennaro ha estratto dalle tasche del giubbotto un grosso coltello a serramanico e, brandendolo contro il commesso, sorpreso e impaurito, gli ha intimato, minacciandolo: “dammi i picciuli“.
Contestualmente, il secondo malvivente, si è diretto nel retrobottega del negozio, trovando due familiari del titolare e rapinando anche loro dei rispettivi telefonini. Dopo il colpo i due giovani sono fuggiti a piedi, non senza prima minacciare ulteriormente il titolare, prospettandogli gravi conseguenze qualora avesse sollecitato l’intervento delle forze dell’ordine.
La rapina ha fruttato ai due rapinatori circa 150 euro, prelevati dalla cassa, e tre smartphone, sottratti al gestore del negozio e ai familiari.
Le meticolose attività di indagine avviate immediatamente dai poliziotti del commissariato di polizia di Stato “Porta Nuova”, ascoltando sul luogo della rapina i presenti e acquisendo le immagini del sistema di video sorveglianza interno al locale hanno consentito loro di individuare e identificare uno dei due rapinatori, Gennaro Diego, volto noto agli agenti per i suoi pregiudizi.
Ulteriori accertamenti sulla sua persona e sulle sue abituali frequentazioni, hanno in breve tempo fornito agli investigatori sufficienti indizi anche sull’identità del complice, arrivando così alla sua compiuta identificazione per Nicolò Vitello.
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