Etna, terremoti e boati svegliano il gigante di fuoco: 16 anni fa “l’eruzione perfetta” che incantò il mondo

Etna, terremoti e boati svegliano il gigante di fuoco: 16 anni fa “l’eruzione perfetta” che incantò il mondo

CATANIA –La bestia è calma e dorme in fondo, tutt’in fondo. Solo la pesante fumata sfugge dal prodigioso fumaiolo alto 3.312 metri“. Utilizzava queste parole Guy De Maupassant, uno dei tanti intellettuali europei transitati in Sicilia durante il Grand Tour, per descrivere la maestosità dell’Etna.

Una bestia sì dormiente, ma capace di generare spettacolo e incutere preoccupazione durante i suoi tumultuosi risvegli. Lo sanno bene gli abitanti della città di Catania e degli altri paesi dell’hinterland etneo, duramente colpiti nel corso dei secoli dalla prepotenza di questo colosso di fuoco.

Non a caso, secondo gli antichi greci, all’interno delle viscere dell’Etna trovava spazio la mitica fucina del dio Efesto dove, grazie all’aiuto dei mostruosi ciclopi, venivano forgiati utensili e pesanti armi che risuonavano fragorosamente nella pancia del vulcano provocando improvvisi brontolii, meglio noti al giorno d’oggi come terremoti. Per Eschilo, invece, sarebbe stato Tifeo, imprigionato sotto la Sicilia, a provocare le continue emissioni magmatiche del Mongibello.

Non è stato il colpo di qualche martello o l’ira di un titano ribelle a causare, tuttavia, lo scenario drammatico del 27 ottobre 2002 e dei giorni successivi. Proprio 16 anni fa, all’alba di uno dei tanti tiepidi giorni autunnali siciliani, si scatenava l’eruzione più violenta degli ultimi decenni.

Già un anno prima, nel 2001, si erano viste le prime avvisaglie di un evento di vaste proporzioni con la nascita di un’eruzione stromboliana sui crateri sommitali del vulcano. Un’attività cessata dopo 24 giorni di passione e numerosi danni a vegetazione ed edifici ricettivi.

Tuttavia, la mattina di quella fatidica domenica nessuno avrebbe mai potuto immaginare uno sconquasso simile. Durante la notte un forte sciame sismico, boati e un’imponente fuoriuscita di lava cancellano le strutture turistiche di Piano Provenzana, la terra si frattura su entrambi i fianchi del vulcano facendo germogliare bocche eruttive “a bottoniera” e una fitta nube di cenere si impossessa del cielo etneo.

Il gigante buono, così affabilmente denominato dai catanesi, decide di scrollarsi di dosso questa sua etichetta, evidentemente troppo minuta per il vulcano attivo più grande d’Europa. Un’impulsività “rivendicata” già diverse volte in passato: 1669, 1928, 1983 e 1992 non sono semplici cifre ma soltanto alcuni degli eventi straordinari richiamati nel tempo dalla memoria umana.

Due giorni dopo, martedì 29 ottobre, ecco manifestarsi il dirompente terremoto di Santa Venerina. Una scossa di magnitudo 4.4 della scala Richter che si sprigiona dal sottosuolo della frazione del Bongiardo scuote l’intera Sicilia orientale: Catania, Acireale, Zafferana Etnea, Giarre e altri importanti centri della provincia ondeggiano per diversi interminabili secondi.

Le scuole vengono evacuate, moltissimi edifici riportano spaccature e le strade si piegano come fogli di carta. Non si contano nemmeno i disagi al traffico aereo, con l’Aeroporto Internazionale di Catania costretto a chiudere a causa della fastidiosa polvere vulcanica sospinta dalle nubi che si diradano lungo l’area est del Mediterraneo.

Eppure, nemmeno davanti a un’emergenza simile, l’Etna intende rinunciare totalmente al suo carattere “voyeurista”. Le fontane di lava che danzano nell’oscurità della notte attirano gli sguardi affascinati di tutta la costa, i fragori distanti chilometri risuonano nell’aria come il rumore del mare imprigionato nelle conchiglie, gli obiettivi delle telecamere dei maggiori network internazionali non smettono di immortalare le manifestazioni dell’energia che si sprigiona dalle bocche e le colonne di fumo non hanno nulla da invidiare ai pennacchi esotici di Sakurajima, EyjafjöllTavurvurPopocatepetl.

L’eruzione perfetta, così denominata dagli esperti, si placa esattamente tre mesi dopo nel gennaio 2003. Ma la volubilità dell’Etna è imprevedibile, nessuno sa con certezza quando l’energia contenuta nelle viscere del vulcano tornerà a spingere il magma all’esterno. Impossibile sapere anche quando la terra tornerà a danzare sotto i nostri piedi.

Sono stati tanti, negli anni seguenti, i momenti di sfogo eruttivo del vulcano siciliano, seppure di minore entità. Soltanto lo sciame sismico delle recenti settimane, che ha turbato le notti etnee ha risvegliato tra i residenti i timori di quei giorni, facendo presagire una nuova eruzione. In attesa della prossima esibizione, l’Etna continua ancora a solleticare le fantasie dei catanesi.

Foto di repertorio