“Crescono le piste ciclabili, ma non la ciclabilità”: problema infrastrutturale o questione culturale?

“Crescono le piste ciclabili, ma non la ciclabilità”: problema infrastrutturale o questione culturale?

CATANIA – Lo smog è sicuramente uno dei problemi maggiori nelle grandi città, comprese quelle siciliane, e il fatto che in molte aree manchi ancora una “cultura dell’ecosostenibilità” non migliora di certo la situazione.

Il problema è stato avanzato da cittadini e ambientalisti diversi anni fa e da allora la situazione non sembra essere migliorata, anche se negli ultimi tempi si registra una maggiore sensibilità della popolazione e un numero sempre crescente di iniziative per favorire la mobilità ecosostenibile.

A volte la colpa dell’allarme inquinamento si attribuisce alle autorità, accusate di non fare abbastanza per incentivare la popolazione a utilizzare i mezzi pubblici o le bici invece delle auto; altre volte, sono i cittadini stessi a denunciare le cattivi abitudini e lo scarso interesse nei confronti dell’ambiente dei propri concittadini, spesso scettici nei confronti dell’utilizzo dei mezzi eco-sostenibili o scoraggiati dai disagi che affrontano ogni giorno i pendolari, come ritardi, mezzi malfunzionanti e problemi di viabilità vari.

Molti considerano la predilezione per l’utilizzo dell’auto piuttosto che di mezzi meno inquinanti come un fattore culturale: infatti, mentre nei Paesi del Nord Europa (con in testa Belgio, Germania, Svezia e Danimarca), utilizzare la bicicletta per raggiungere la scuola, il luogo di lavoro o aree pubbliche è considerato assolutamente normale e i ciclisti godono di adeguate infrastrutture (strade e semafori in primis) che ne favoriscono la circolazione nelle aree urbane, in Italia l’uso della bici per motivi diversi dalla volontà di mantenersi in forma è ancora piuttosto ridotto e spesso non risulta agevolato dal poco rispetto degli utenti della strada per le norme di circolazione e dalla scarsa qualità di buona parte delle infrastrutture disponibili per chi usa la bici.

Lo scorso gennaio, il rapporto dell’Osservatorio nazionale Focus 2R, presentato a Milano da Anci, Legambiente e Confindustria Ancma, aveva rivelato dati piuttosto positivi sulla nostra nazione: il Pib (Prodotto interno bici) ha infatti raggiunto i 6 miliardi in Italia nel 2017 e nel giro di pochi anni, dal 2008 al 2015, nel Bel Paese sembra esserci stato un aumento del 50% nel numero delle piste ciclabili.

Già dalla premessa del rapporto, però, gli esperti frenano l’entusiasmo, dichiarando che “in tutta Italia crescono le piste ciclabili, non cresce la ciclabilità: ciò significa che, nonostante vi sia stato uno sforzo generale volto a migliorare la qualità delle infrastrutture per ciclisti, la percentuale degli italiani che scelgono di utilizzare la bici per gli spostamenti è rimasta pressoché immutata. Dal 2008, questa percentuale è infatti ferma al 3,6% e nessuna iniziativa legata al bike sharing (servizio di biciclette pubbliche) e al miglioramento delle piste ciclabili, la percentuale di italiani che utilizzano la bici per gli spostamenti è rimasta immutata: era il 3,6% nel 2008 ed era ancora il 3,6% nel 2015.

È quindi possibile affermare con relativa certezza che la bici non è ancora parte della nostra cultura e della nostra vita di tutti i giorni: lo confermano i commenti che si vedono costantemente sui social, dove in termini di mobilità sostenibile Catania (come diverse altre città siciliane) è descritta come una città quasi “da Terzo Mondo” rispetto alle nazioni del Nord Europa o del resto del mondo “sviluppato”.

Non è una sorpresa, quindi, che proprio le maggiori province siciliane partecipanti al focus del rapporto (in ordine Siracusa, Messina, Agrigento, Trapani, Palermo, Catania) risultano tra le città con il più basso rapporto tra numero di infrastrutture per la ciclabilità e numero di abitanti. Inoltre, numerose città siciliane appaiono nella “lista nera” dei territori che non incentivano sufficientemente la mobilità su due ruote: si tratta di Agrigento, Enna, Messina, Palermo e Trapani. Va un po’ meglio per Siracusa e Catania, che vanno nella lista delle città che hanno ricevuto una valutazione “intermedia”.

Proprio nel capoluogo etneo poche settimane fa, lo scorso 19 settembre, in occasione della Settimana Europea della Mobilità 2018, è stato organizzata una conferenza “Pianificare la multimodalità. Il ruolo della bicicletta”, tenutasi nell’ex Monastero dei Benedettini, sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Catania.

Nel corso della conferenza sono intervenuti esponenti del Dipartimento Ingegneria Civile e Architettura dell’Università di Catania, di Legambiente Catania, della Federazione Italiana Amici Bicicletta, sezione di Catania (Fiab), dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, sezione Sicilia (INU Sicilia) , dell’Associazione Nazionale di Ingegneria die Trasporti (ATI), del Centro Provinciale di Studi Urbanistici di Catania, (CePSU) e delle associazioni Mobilità Sostenibile Catania e Mobilita.org, oltre ad alcune autorità politiche locali e diversi esperti del settore infrastrutture.

La conferenza ha affrontato temi relativi al ruolo della mobilità ciclistica, con particolare riferimento al rapporto tra ciclabilità e pianificazione territoriale e il rapporto tra la mobilità eco-sostenibile e il trasporto pubblico.

Si tratta di un piccolo passo verso una maggiore sensibilizzazione della popolazione alla necessità di considerare mezzi di trasporto alternativi alle auto per ridurre la quantità di smog nell’aria, rendere l’intera Sicilia una terra sempre più gradevole per cittadini e turisti e, perché no, incentivare la popolazione a praticare più attività fisica e ad abituarsi a uno stile di vita più salutare.

Immagine di repertorio