ACI CASTELLO – I danni che ha provocato nei giorni scorsi l’uragano Zorbas nella zona della Riviera dei Ciclopi, nel Catanese, fanno ancora parlare di sé. Una testimonianza ci arriva proprio dalle parti di Aci Trezza, piccolo borgo marinaro della Riviera, dove qualcuno ha tentato in tutti i modi di salvare dal mare in tempesta quanto poteva tenere caro.
Valentina Bellelli ci parla di una sorta di mobilitazione fatta per salvare il salvabile e portata avanti da Daniele, un ragazzo che ha cercato sin da subito di sottrarre dal pericolo il suo circolo sportivo.
“Grazie al mare in tempesta e ai danni che senza volerlo stava procurando a molti – racconta Bellelli –, tanta umanità è emersa. Erano le 15,30 quando al lungomare Scardamiano i lidi venivano martoriati dalle onde, in pochissimo tempo la distruzione totale, ma, in un punto ben preciso del lungomare, a poco a poco sì è creato un assembramento di persone. Prima tre, dieci, venti , alle 16,30 eravamo una quarantina, tra ragazzini, bambini, donne e uomini, tutti riuniti attorno a Daniele, per aiutarlo, sostenerlo e salvare il salvabile. Quasi nessuno di noi aveva nulla di personale da mettere in salvo, ma c’era una persona che meritava tanto e che vedeva davanti a se distrutto il suo circolo sportivo, la sua passione… per tanti di noi la nostra seconda casa. Un luogo dove i ragazzini imparano che lo sport è prima di tutto rispetto oltre che divertimento. Chi non conosce Daniele? Un ragazzo che in qualsiasi momento ti regala una pacca sulla spalla e un sorriso, un ragazzo che ha fatto della sua passione per il windsurf un lavoro, un luogo per famiglie e uno stile di vita, esempio di pulizia, passione e regole per tanti ragazzi. Ieri siamo riusciti a mettere al riparo tante cose, frigoriferi (non tutti) , attrezzature, oggetti più o meno importanti, riempiendo un centinaio di metri di marciapiede. Tutti gli altri lidi avrebbero potuto fare lo stesso ma nessuno ha mosso un dito. Molti degli altri lidi erano già chiusi da settimane e nulla o quasi era stato smontato. Alcuni proprietari avvicinandosi al folto gruppo che si dava da fare hanno chiesto come mai facessimo tutta quella fatica visto che c’era l’assicurazione che avrebbe pagato. Nessuno ha risposto e Daniele ha solo alzato le spalle come per dire ‘gli affetti non te li paga nessun0′”.
L’importanza di tenersi caro quanto poteva essere salvato è stata notata ancora di più l’indomani mattina, quando un gruppo di dieci persone stava raccogliendo la spazzatura, mentre i proprietari degli altri lidi erano immobili.
“All’indomani della mareggiata – conclude Bellelli –, alle 8 di mattina, tra le macerie dove sorgeva il circolo c’erano già dieci persone a raccogliere la spazzatura, i legni e la distruzione lasciata sugli scogli, assieme ovviamente a Daniele. Nei lidi accanto, nessuno. Non c’era più nulla da poter salvare ma c’era una costa da ripulire nel rispetto di quel mare che tutto ti ha tolto ma che domani tanto donerà a Daniele. A Daniele ho chiesto perché ha lottato fino all’ultimo per salvare il salvabile mentre altri proprietari erano immobili? ‘Forse, perché sono un circolo sportivo, composto da soci che sono prima di tutto amici. Oltre le cose ci sono le persone, i ricordi. Appena hanno saputo quello che stava succedendo, hanno lasciato tutto e sono venuti qui'”.



