PALERMO – Per i 690 migranti, dirottati a Valencia, in Spagna dopo il no dell’ Italia, per causa del maltempo e del mare agitato, si prevede un lungo ritardo per l’approdo al porto disponibile nella Penisola iberica.
Chiaramente, la lunga odissea, che sta coinvolgendo i fuggitivi africani, ha scatenato critiche internazionali nei confronti del Governo italiano, tanto che accuse su atteggiamenti italiani “cinici e vomitevoli” nel giro di 24 ore, sono state soffocate e annullate e addirittura, con un colpo di spugna cancellate del tutto, con la telefonata notturna di Macron al suo omologo Italiano, Giuseppe Conte, il quale non ha perso un secondo a riconfermare la sua presenza a Parigi per l’incontro bilaterale.
Un fatto di cronaca politica che lascia sgomenti, specie dopo le accuse rivolte contro la Francia da parte del Vicepremier, Matteo Salvini, alla Camera, sul diniego all’ingresso dei migranti, nei propri territori.
Comunque, oggi, le fake news hanno invaso l’intera società civile, per cui non c’è da meravigliarsi se un rappresentate di uno Stato spara una minchiata e subito dopo la ritira.
Ma adesso parliamo di cose serie e che, guarda caso, la Sicilia c’entra sempre da vicino, quando si tratta di sbarchi di emigranti. Il quadro sul mare libico, con l’arrivo imminente della stagione estiva, mostra un pezzo d’Africa senza alcun controllo, dove organizzazioni a delinquere di trafficanti gestiscono veri e propri campi di concentramento dove vengono stipate centinaia di migliaia di poveri cristi provenienti da più parti del Continente nero e poi essere imbarcati in gommoni, alla cifra di 3-4 mila euro pro-capite (almeno questo è quello che si sa); dopo alcune ore di navigazione consegnate alle navi dell’Ong presenti nelle acque libiche a turni programmati; operazioni che avvengono sotto il diretto controllo della Marineria Libica.
Adesso che la pacchia è finita – di certo non lo diciamo noi, ma il Ministro dell’Interno – le navi Ong straniere non vengono fatte attraccare nei porti italiani e quindi bisognerà rivedere l’Accordo di Dublino perché l’Italia non continui ad essere la sola Porta d’Ingresso dell’Europa.
Di certo, ancora, non vogliamo essere il “Bastian contrario della situazione”, ma due domande appaiono del tutto spontanee porgerle: la revisione degli accordi sulla accettazione degli emigrati negli Stati europei non è meglio farla prima con la Libia, e con gli altri Paesi del Nord Africa che senza alcuna regola consentono il quotidiano massacro di centinaia di esseri umani, morti annegati nel Mediterraneo e l’immane schiavismo alla stessa stregua di tre secoli fa? Seconda, ma se il Governo, o Governi libici non battono ciglio sulle operazioni illecite che si verificano nei propri mari, vuol dire che “battono cassa”?
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