Varicella in gravidanza

Varicella in gravidanza

La varicella è una malattia esantematica, infettiva e contagiosa che predilige l’infanzia con una incidenza molto elevata entro i 9 anni di età, e non comune negli adulti, con un incidenza del 7% tra i 14-45 anni.

Il maggiore numero di casi si ha in inverno e primavera con epidemie cicliche ogni 2-3 anni. Nel medioevo si riteneva che le malattie esantematiche colpissero i bambini maledetti dalla magia nera. Nel 1.500 il medico italiano Giovanni Filippo la descrisse per la prima volta considerandola una forma lieve di vaiolo e, solo nel 1.700, il patologo inglese William Heberden dimostrò che si trattava di una malattia con una propria eziopatogenesi.

L’epidemiologia dell’infezione è simile in tutti i paesi europei benché in Italia e Israele si documenti una maggiore incidenza (circa 12%) di sieronegativi oltre i 15 anni di età. Nel nostro paese il maggior numero di segnalazioni si ha nel Nord.

La maggior parte delle donne in gravidanza sono immuni ma il dato sta variando a causa dell’immigrazione da zone con clima tropicale o di persone non vaccinate. La trasmissione avviene per contatto diretto con il liquido delle vescicole o mediante secrezioni rinofaringee. La contagiosità dura dal giorno antecedente la comparsa dell’esantema fino alla formazione delle croste.

È possibile, ma raro, il contagio da un herpes zoster attivo. Le reinfezioni subcliniche sono frequenti e dimostrate da dati immunologici anche se non è noto se questi episodi siano potenzialmente contagiosi. Un secondo episodio di infezione è raro e possibile praticamente solo nei soggetti immunodepressi. Dopo la penetrazione attraverso le congiuntive o la mucosa delle alte vie respiratorie, il virus si replica a livello del tessuto linfonodale.

Successivamente si verifica una prima viremia con localizzazione e replica a livello di milza e fegato. La seconda viremia porta alla localizzazione del virus a livello della cute con la formazione delle tipiche lesioni. L’incubazione è di 10-23 giorni (media 14). Possono essere presenti all’inizio solo sintomi prodromici aspecifici quali: astenia, febbricola e artromialgie della durata di 1-2 giorni. L’esantema iniziale è caratterizzato da macule rosse che si trasformano in papule e successivamente in vescicole pruriginose.

Dopo alcuni giorni le suddette lesioni evolvono in croste o pustole. Le prime lesioni a comparire sono a livello addominale, successivamente vengono coinvolti anche il volto, gli arti, il cuoio capelluto e la mucosa orale. La caratteristica discriminante di tale evoluzione è l’asincronia. L’esantema dura circa 1-2 settimane ed è spesso accompagnato da febbre, prurito, astenia e artromialgie.

La varicella può avere anche un decorso paucisintomatico, bolloso o emorragico (nei pazienti affetti da patologie oncoematologiche o che effettuano trattamenti chemioterapici). Nelle persone vaccinate è possibile una forma molto più attenuata della patologia in seguito a esposizione al virus. La varicella contratta nel I trimestre di gravidanza non sembra aumentare il rischio di aborto spontaneo.

Quando la madre contrae l’infezione entro la 28a settimana il feto è a rischio, comunque basso, di sviluppare la sindrome da varicella congenita (Fetal Varicella Syndrome – FVS). I sintomi clinici di questa patologia sono rappresentati dall’insorgenza di lesioni cutanee, anomalie oculari, quali microftalmia, cataratta e corioretiniti, microcefalia, difetti neurologici, ritardo psicomotorio, ipoplasia degli arti ed altri difetti scheletrici, atrofia muscolare. Se l’infezione materna viene contratta nelle ultime 4 settimane di gravidanza, in circa il 50% dei neonati si verifica un’infezione che sarà clinicamente evidente, di cui il 23% circa con evidenza clinica tanto più severa quanto più il parto avverrà a ridosso della manifestazione clinica della madre.

Se la madre sviluppa la malattia almeno 7 giorni prima del parto, il neonato risulterà abbastanza protetto dagli anticorpi materni e svilupperà varicella in forma lieve, con pochi elementi cutanei. Quando l’esantema materno compare da meno di 7 giorni prima a 7 giorni dopo il parto, il neonato, non provvisto degli anticorpi materni proteggenti, sarà a rischio di sviluppare una forma grave di varicella con coinvolgimento non solo cutaneo ma anche polmonare, epatico e cerebrale.

In via precauzionale, il vaccino antivaricella, contenendo virus vivo attenuato, non dovrà essere somministrato durante la gravidanza, anche se non è stato documentato alcun danno al feto a seguito della sua somministrazione in questo gruppo di donne. Le donne sieronegative in gravidanza dovranno evitare il contatto sia con persone che stanno attuando il programma vaccinale per la varicella, sia con quelle che l’hanno completato da meno di 4 settimane.