Colpi da campione e testa da… signore: il nuovo Mario Balotelli, la nazionale e il pizzico di Sicilia

Colpi da campione e testa da… signore: il nuovo Mario Balotelli, la nazionale e il pizzico di Sicilia

PALERMO – Una nuova Italia e, si spera, una nuova era. Il 2-1 di ieri sera degli azzurri sull’Arabia Saudita è piaciuto, non tanto per il risultato, ma per un gioco dinamico e piacevole. Certo, ancora ci sono tanti aspetti su cui lavorare, ma la nazionale allenata da Roberto Mancini sembra poter far rivivere tante belle emozioni ai tifosi e agli italiani.

Quello che è piaciuto, sicuramente, è stato il nuovo approccio con la selezione dei giocatori. Non solo chi è veterano, ma anche chi merita per ciò che ha dimostrato e fatto vedere sul terreno di gioco. Detto in soldoni, se vuoi la nazionale la devi sudare. Testimonianza un’età media più bassa rispetto a prima e il ritorno di chi, anni fa, sembrava dover essere un “esiliato”.

Parliamo di Mario Balotelli, nato a Palermo il 12 agosto del 1990. Un attaccante che ha avuto le sue occasioni, ma che, forse, le ha giocate male e sprecate. Da molti, infatti, è conosciuto come bad boy, quel cattivo ragazzo che non ha mai sfruttato al meglio il grande dono che la natura gli ha dato: il talento. Perché, in effetti, è un giocatore esplosivo e in grado di alcune giocate che possono mettere in difficoltà gli avversari e cambiare anche il corso della partita.

Spesso, però, questo è successo in negativo: colpa del suo carattere, con atteggiamenti a volte svogliati, a volte privi di logica. Così è risultato assente in campo con la testa e, in alcuni casi, anche fisicamente. In molti ricorderanno i suoi atteggiamenti che gli sono costati cartellini pesanti, gialli o rossi che fossero. Cose che nessuno, 11 anni fa, avrebbe mai augurato o sperato dopo l’esordio con la maglia dell’Inter nella stagione 2007-2008. Colori vestiti fino al 2010, con cui ha collezionato 59 presenze e 20 gol. Rendimento simile a quello dei 3 anni successivi al Manchester City, in Inghilterra, allenato da Roberto Mancini, lo stesso tecnico che oggi siede sulla panchina dell’Italia.

Successivamente il ritorno in Italia con la maglia della sua squadra preferita, il Milan. In un anno i numeri sono stati sorprendenti, 43 presenze e 26 reti. Ma non sono bastate a confermarlo. Così, il ritorno in Premier League, ma con un annata sciagurata al Liverpool (una sola rete in 16 apparizioni). Quindi il prestito e il ritorno a Milano, sempre in rossonero. Anche qua, però, i risultati sono stati deludenti: una sola volta nel tabellino dei marcatori in 20 volte che ha calcato il rettangolo di gioco.

Infine, nel 2016, la resurrezione in Francia. Sempre colore rosso e nero nella sua vita, quelli del Nizza: 51 partite, 33 gol. Ma, ed è questo quello che conta, ha fatto parlare meno di sé e della sua vita privata. Non solo, ha fatto parlare sempre meno in negativo delle sue prestazioni, facendo elogiare le qualità che lo contraddistinguono.

Eppure, dopo il Mondiale in Brasile del 2014, Super Mario non ha più avuto occasioni, complici le prestazioni non eccellenti, complice il suo carattere. Ultimo gol, quello del successo nella fase a gironi con l’Inghilterra. Una rete decisiva, quella del 2-1.

Eppure, ieri sera, nell’amichevole contro l’Arabia Saudita, Mancina gli ha chiesto di provarci di nuovo e di sfruttare un’altra grande chance. Mario non ha deluso: composto in campo, un gol personale con dribbling e tiro secco. Insomma, ha fatto Mario Balotelli. A 27 anni potrebbe essere l’occasione buona per dimostrare di essere cresciuto e maturato professionalmente e umanamente. Un assaggio che ha già dato, dedicando il gol a suo padre e a Davide Astori, il difensore della Fiorentina morto all’inizio dello scorso mese di marzo.

Ma anche nel rispondere educatamente allo striscione “Il mio capitano deve essere italiano”, esposto sugli spalti e che potrebbe avere un riferimento con la sua candidatura a vestire, per l’occasione, la fascia al braccio.

I presupposti per poter rivedere presto una bella nazionale ci sono, magari trascinata da uno dei giocatori più tecnici e talentuosi che può vantare l’Italia, ma anche la Sicilia. Un pizzico di orgoglio anche per la Trinacria, che lo ha cullato per qualche mese dopo la sua nascita a Palermo.