“Carissimu Sergiuzzu, u viri, o fratuzzu, propriu accussì, non ci dovevamo arrivare, no, nun ci semu ppì nenti! Ppi putiri fari ’stu binidittu guvernu, cu Peppinu Conte ha ma persu sulu tempu. Sunu passati quasi tri misi, da quannu semu iuti a vutari e viri chi casinu ca è successu. A borsa? A panza all’aria, u spread a 230, comu a prissioni quannu nun ti pigghi a pinnula e l’autri Paisi ca ni sfuttunu pirchì pari ca semu incapaci a pinzari ppi nuatri stissi. Sergiuzzu, caru, insomma, u viri, Pauluzzu u profissuri, nun fici cuntentu, ma no a ttia?, ma a Germania e perssino a Brussellesi e appoi si ci misi macari Matteo, u milanisi, contra o Vaticanu pirchi voleva firmari u trafficu de migranti in Sicilia. Insomma, caru Prisidenti, ora nuautri ca avemu bisognu di avere rimborsati questi benedetti 600 milioni di euro di accise a ccu minchia i dumannamu a Cottarelli, specie se non ci votano mancu a Fiducia né a Camera e né o Senatu?”.
Immaginiamo una lettera del seguente tenore che l’Assessore al Bilancio della Regione Siciliana, Gaetano Armao, potrebbe inviare al Capo dello Stato. Ma perché proprio in lingua siciliana? Qualcuno potrebbe dire, la risposta è semplice: l’assessore Lagalla, vuole che diventi materia di studio nelle scuole della Regione. E ritornando al perché della suddetta lettera, non bisogna ignorare i “mali frusculi” che si intravvedono con la nascita del nuovo Governo nazionale, pronto ad abortire sul nascere, dato che la necessaria fiducia, a quanto pare, arriverebbe solo dal PD.
Oltretutto Palazzo D’Orleans spera, in modo impellente, un aiuto finanziario, per poter pareggiare i conti e assicurare la erogazione dei servizi pubblici.
Le dichiarazioni, sul dopo incarico di Governo a Cottarelli, espresse da Di Maio, Salvini, Meloni e Berlusconi, univoche nel rigettare qualsiasi richiesta di fiducia al re della Spending review e alla propria compagnia di ministri Tecnici, non fanno sperare niente di buono se non il ritorno alle urne alla fine di questa imminente stagione estiva e con un interrogativo in più; banale se volete e cioè: “Se La Lega e i Penta stellati dovessero vincere di nuovo e, nel presentare il prossimo programma di Governo, dovessero riproporre di nuovo, quale ministro delle Finanze, il professore Paolo Savona, rischierebbero di nuovo un knockout, da parte di Mattarella?”.
Cioè sentirsi dire ancora una volta: “Lo volete capire che siete antipatici alle agenzie di Rating, alla Merkel e all’ intera finanza mondiale? Statevene buoni a casa e non continuate a rompere le scatole!”. Il tutto in barba al tanto decantato Interesse Primario nazionale e cioè: “Sovranità dello Stato”.
E la Sicilia? Ma la Sicilia è l’ultima ruota del carro. A chi può interessare l’appello del presidente Musumeci, dell’Assessore Armao e dell’intero governo regionale, inteso a reclamare la restituzione delle accise, sottratte dal precedente Governo di Renzi, il quale per evitare qualsiasi lamentela da parte della Regione, impose, persino all’allora Presidente Rosario Crocetta, un Proconsole romano, Alessandro Baccei, quale assessore alle Finanze, il quale non ci pensò due volte a chiudere i rubinetti persino alle Province Regionali che ancora risultano, si fa per dire, operanti. Poi, in Sicilia, ci potranno dire: “Ma perché non pensate a risolvere i grossi problemi che avete, come il sistema Montante, con la cerchia di fedelissimi, con tutti i commissari pilotati nella macchina governativa e con tutti i politici addomesticati e coinvolti?”.
E che Dio ce la mandi a noi siciliani due volte buona veramente!