PALERMO – Ma c’è qualcosa da festeggiare in Sicilia l’uno maggio, o è diventato un giorno di lutto e di commemorazione del primo elemento vitale, sparito da diversi lustri e ormai dato definitivamente per disperso?
La situazione occupazionale nell’Isola, stando ai dati e risultati di studi statistici, è allarmante e nello stesso tempo paradossale: l’occupazione giovanile si auto incrementa solo ed esclusivamente nei settori illeciti come traffico e spaccio di stupefacenti, o ancora in furti e rapine in appartamenti, ville, negozi, banche, super mercati e tanto altro ancora, mentre nel settore delle attività lecite non solo è scomparsa definitivamente, ma quella esistente, giorno dopo giorno, si va assottigliando sempre di più, mandando sul lastrico centinaia di migliaia di famiglie.
Il lavoro rimasto appartiene alla classe anziana che non può neanche andare in quiescenza. Tale fenomeno negativo e di gravità inaudita si è allargato in modo uniforme nell’intero territorio regionale.
Di certo la mega frattura trasversale economica che si è venuta a determinare fra il Nord e il Sud dello Stivale non è roba da poco, tanto da incanalarsi in una brutta piega, cioè quella della irreversibilità. Gli interrogativi preoccupanti sono diversi ed in modo succinto è giusto farne menzione.
Il primo maggio, le sigle sindacali siciliane scenderanno per le strade con in lutto al braccio, oppure dedicheranno il finale della giornata a canti e balli, presso le grandi città del Nord, come se non fosse successo nulla? Il primo maggio, le varie componenti politiche smetteranno di “cazzeggiare” su impossibili accordi di programma per la nascita di un nuovo governo, oppure continueranno la diatriba e a recitare a “usu belle statuine”: “Ho vinto io, no ho vinto io ed ancora avete vinto voi e io me ne sto in punizione, come se Montecitorio, Palazzo Madama e Palazzo Chigi fossero solamente Resort e Acchiappa prebende?”
Il primo maggio, a Palermo, si discuterà ancora di “finanziaretta” e ancora se si debbono aiutare i cani randagi e i conigli o ancora concedere la pausa lavori ai deputati regionali per la partita di calcio?
Ancora a Palermo, il primo maggio, il presidente Musumeci si deciderà a programmare un viaggio in paesi ricchi per invitare importanti imprenditori a venire in Sicilia e convincerli ad investire qui, magari proponendo aiuti ed incentivi, affinché il macigno della crisi economica possa essere rimosso e favorire la tanto agosgnata ripresa economica di questa benedetta, ma martoriata terra?
Ma può essere che nessuno ci vuole mettere la faccia?
Lungi dall’essere negativi, ma viene spontaneo ancora una volta dire al futuro Governo: “Per il bene dell’ Italia e dell’intero popolo siciliano, mettete in vendita l’Isola, con il ricavato potete quasi azzerare il mega debito pubblico e sicuramente i nuovi acquirenti riporterebbero allo splendore la Sicilia intera. Cosa che in 150 anni non è stato fatto”.