PALERMO – Dopo la denuncia del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, che ha recentemente dichiarato che in Sicilia ci sono dipendenti della Regione che si sarebbero fatti “adottare” da anziani malati per potere beneficiare della legge 104, oggi i vertici del Codacons, assistiti dall’avvocato Carmelo Sardella, si sono presentati alle ore 10,20 alla Procura della Repubblica di Palermo depositando un esposto per fare in modo che si cominci a indagare sull’esistenza di condotte penalmente illegali relative alle modalità d’accesso ai benefici della legge 104.
Per i dipendenti colpevoli di aver usufruito della legge senza averne diritto si ipotizzano i reati di indebita percezione di erogazioni, truffa aggravata e falsità ideologica.
Secondo il Codacons, occorre verificare, inoltre, l’eventuale uso improprio dei permessi previsti dalla legge 104: utilizzare i permessi speciali per attività private e non di assistenza al disabile costituisce una grave violazione degli obblighi del dipendente ed è quindi punibile dalla legge.
“Quando c’è spreco di denaro pubblico ci troviamo di fronte a un diritto sociale negato” : queste le dure parole di rimprovero del presidente regionale Codacons, Giovanni Petrone, per sottolineare la gravità del reato di cui sarebbero accusati diversi dipendenti regionali.
Con una recente sentenza, la Cassazione ha ribadito che il permesso previsto dall’articolo 33 della legge 104 del 1992 è riconosciuto al lavoratore “esclusivamente per via dell’assistenza al disabile“: di conseguenza, l’assenza dal lavoro può essere giustificata solo per tale ragione e non per altre. Ne consegue che il comportamento di coloro che si avvalgono di questo beneficio per esigenze diverse, abusa del proprio diritto e viola i principi di correttezza e buona fede, sia nei confronti del datore di lavoro che dell’Inps.
Il dipendente che utilizza tutto il giorno di permesso per scopi personali non solo può essere licenziato, ma anche denunciato per indebita percezione di contributi statali. “L’abuso dei permessi della legge 104 configura reato ed è fonte di responsabilità penale: infatti integra, nei confronti dell’ente di previdenza erogatore del trattamento economico (l’Inps), un’indebita percezione dell’indennità ed uno sviamento dell’intervento assistenziale”: così la Corte ha sottolineato la necessità di punire i “furbetti” del cartellino, che compiono un reato verso la regione e lo stato, ma soprattutto dei disabili di cui si servono per ottenere benefici.
Fonte immagine: centrorientamento.it