I segreti del calendario lunare, che “regola” ogni anno il giorno della Pasqua

I segreti del calendario lunare, che “regola” ogni anno il giorno della Pasqua

CATANIA – 2018, un anno in cui la domenica pasquale coincide con il primo giorno del mese di Aprile. Qualcuno si chiederà per quale motivo quest’anno c’è proprio questa corrispondenza tra una festa religiosa e un giorno comunemente noto con il nome di Pesce d’Aprile, in cui tra amici, parenti e perfino conoscenti si fanno i cosiddetti scherzetti. A “regolare” il giorno delle ricorrenze delle festività di Carnevale e Pasqua, che ogni anno varia, è il calendario lunare, diverso da quello solare al quali siamo fedeli noi europei e in uso nella religione musulmana. Esso ha un durata 11 giorni inferiore rispetto a quello solare, in corrispondenza con le dodici lunazioni.

Per questo motivo, quindi, la data di celebrazione della Pasqua varia di anno in anno, anche se ricade sempre tra gli ultimi giorni del mese di Marzo ed entro il 25 Aprile. La sua data può oscillare esattamente nel giro di 35 giorni, ovvero dal 22 marzo allo stesso 25 aprile. A ciò concorre anche la comparsa della luna piena il 21 marzo, purché il giorno successivo sia domenica e, nel caso di ricorrenza il 25 aprile, se il primo plenilunio cade una settimana prima, il 18 aprile appunto, e il giorno successivo è lunedì.

Per questi calcoli bisogna essere degli ottimi matematici, ma le curiosità non finiscono certo qua. Fino al II secolo d. C. la Pasqua cristiana veniva celebrata il 14° giorno del mese nissàn, ovvero in corrispondenza della luna piena di Marzo-Aprile e, quindi, in coincidenza con quella ebraica per ricordare la morte di Cristo, avvenuta, secondo l’evangelista Giovanni, quel giorno. Nel 325, invece, in occasione del concilio di Nicea, fu stabilito di celebrare la Pasqua cristiana per il giorno della resurrezione di Gesù, per la domenica successiva alla prima luna piena di primavera. E così le date non corrispondettero più.

Per scoprire meglio alcuni segreti dell’uso di questo calendario nel mondo islamico che regola queste feste “mobili” abbiamo sentito il professor Federico Cresti, docente ordinario di Storia dell’Africa alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Catania.

“Nella cultura musulmana – spiega Cresti – il calendario lunare è in uso e corrisponde alla tradizione profetica di Muhammad, che dice che l’inizio del mese di digiuno andava visto in base alla luna nuova (non visibile, contrario di quella piena). Così fu scelto di adottare la periodizzazione del tempo attraverso una successione di mesi con alternanza di 29 e 30 giorni. Questa porta alla differenza di una decina di giorni tra la durata dell’anno lunare e quella dell’anno solare, in uso nella cultura occidentale. Così come nell’anno sola si intercala un giorno in più negli anni bisestili, anche nella tradizione islamica, a partire da un certo momento, si introduce, se non sbaglio ogni tre anni, si aggiunge un giorno. Il calendario islamico inizia per la ricorrenza del viaggio del profeta da La Mecca a Medina, la cosiddetta Egira, dalla quale partono i 12 mesi lunari che costituiscono l’anno. Quello che ha fatto il profeta corrisponde alla volontà divina. Essendo strutturato così il calendario, nell’ambito musulmano, a differenza di quello cristiano, tutte le ricorrenze sono mobili. La coincidenza di quest’anno con il primo giorno di aprile è puramente casuale e comunque la ricorrenza della Pasqua oscilla sempre nel giro di un mese. Si è tramandato questo legame della festa con il ciclo lunare che nella storia dell’umanità è più antico. La variazione della luna è più evidente di quella del sole, che invece è più complesso. Nel mondo islamico il calendario lunare fu introdotto dal califfo Umar, però per ragioni fiscali ed economiche bisognava tener conto anche delle stagioni solari e così in diverse regioni di quell’ambito ci sono dei calendari paralleli”.