CATANIA – Abusi, violenze, insulti: un calvario, un inferno per una bambina di poco meno di 5 anni e per altri 3 fratelli. Un inferno, che, però, in alcuni casi, può trasformasi in qualcosa di meglio.
Una storia a lieto fine, ma con tante complicazioni, quella di Magda (nome inventato per la protezione della privacy). Pochi ricordi, ma tristi, duri, di quelli che ti segnano per sempre e che possono lasciare traumi indelebili. Dall’altra parte, però, la forza e la voglia di reagire per cambiare e avere una vita serena.
Così, con occhi pieni di disgusto, Magda, nata a Ragusa, oggi 22enne, comincia il suo racconto: “Difficile ricordare tutto, ero piccola. Sicuro è che la mia famiglia non aveva mai dimora fissa, dormivamo in case abbandonate. Spesso capitava che noi più piccoli stavamo a terra, mentre i grandi sui letti”. Questo, però, è solo l’inizio amaro della storia: “Ci sono poche cose che ricordo per via dell’età, ma una delle scene impresse – racconta – è quando mi allontanai per cercare tranquillità. Vicino a una di queste case c’era un campo con dei cavalli e una sera decisi di uscire per andare a vederli. Il mio allontanamento, però, non fu molto gradito. Mio padre sbarrò la strada ad un agricoltore. Gli dissi di spostarsi, lui mi picchiò selvaggiamente”.
Uno dei tanti episodi di violenza su di lei, ma forse tra quelli più impressi solo nella mente. Perché gli altri, invece, sono rimasti segnati sul corpo: “In alcune parti, anche del viso, ho delle cicatrici. C’è chi pensa sia sporca, ma sono solo segni di soprusi che ho subito da piccola. E non ero la sola a subirli. Mio padre attaccava tutti, mia madre faceva finta di niente, non le importava nulla”.
Tra le tante scene che ricorda, c’è anche quella di un abuso su uno dei fratelli: “Non so bene cosa accadde di preciso, ma sentivo lui che si lamentava. Vidi mio padre nella stanza con mio fratello e le lenzuola che si muovevano. In molte occasioni sembrava di essere noi contro i nostri genitori”. Un duello, consentiteci il termine, che si ripresentò anche con il più piccolo dei quattro: “Una sera uno di loro cadde dentro un dirupo e non riusciva più a risalire. Mio padre non fece nulla, mia madre ignorò la cosa. Così, noi tre, formammo una sorta di catena umana per aiutarlo a tornare su”.
Questo, uno degli ultimi episodi tristi che ricorda Magda. Poi, gli occhi cambiano espressione e si riempiono di speranza e gioia: “Dopo pochi giorni (all’età di 5 anni, ndr) arrivò la polizia che ci portò via. Prima ci chiusero in un collegio, poi in una casa famiglia. Abbiamo incontrato diverse difficoltà, ma successivamente fummo adottati”. Una vita cambiata e che si è trasformata velocemente al momento dell’incontro con la nuova famiglia: “Due le cose che ricordo: il ‘ciao papà’ appena vidi colui che, per me, è mio padre. E lo stupore nel vedere la grande stanza con le pareti azzurre. Una cosa che non avevo mai visto”.
Certo, non tutto è sempre rose e fiori. Perché le difficoltà non sono mancate. I traumi e gli spettri del passato, purtroppo, a volte ci sono ancora: “Uno dei miei fratelli si sta integrando lentamente, era balbuziente, ma ha fatto passi da gigante. Ogni giorno, però, devo convincere il più piccolo di noi ad andare a scuola, perché non gli va, non si sente voluto bene e quindi non socializza. Una difficoltà che ho avuto anche io, tranne quando mi sono decisa a cambiare… e a cambiare anche scuola. Oggi ho delle amiche stupende”.
Un racconto che lascia tanto amaro, se si pensa alla triste realtà che vivono molti minori. Ma che, dall’altra parte, può dare forza e consapevolezza che il futuro e la vita possono riservarci aspettative migliori. Questa è la speranza di Magda, che la sua storia possa essere un esempio positivo per tutti coloro che hanno vissuto un’infanzia difficile.