PALERMO – Un miliardo e 200 milioni di euro nel masterplan del Patto per il Sud, utilizzabili per depuratori e infrastrutture. Tuttavia, si tratterebbe solo di un “effetto annuncio”, nonostante ci sia una delibera approvata dalla Regione Siciliana che “canta”.
Questa la denuncia di Enzo Campo, segretario Cgil Palermo, che ha espresso il proprio disappunto in merito, nel corso della conferenza stampa sull’emergenza idrica: nel masterplan sono stati conteggiati 42 milioni di euro per reti idriche, dighe e acquedotti e altri 52 per infrastrutture idriche e irrigue.
A parlare è stato anche Mario Ridulfo, altro segretario dell’analogo sindacato, affermando che non è stata resa nota nessuna notizia in merito ai lavori per dighe e acquedotti, così come per interventi strategici legati all’ambiente, come il rischio alluvioni. In tutto ciò, per quest’ultimo, sono stati assegnati 115 milioni di euro, mentre per il rischio idrogeologico ne sono stati dilazionati 253.
Arriva un suggerimento anche al sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, in merito al problema di governance dell’Amap: secondo Campo e Ridolfo, non può esistere un’azienda senza direttore generale da cinque anni che riesca ad affrontare un problema tanto grosso quanto quello della crisi idrica. L’Amap, tra l’altro, ha un ruolo di carattere provinciale.
Da fine gennaio, a Palermo, la pressione si è abbassata ed è diminuita l’acqua messa in rete, passando da 2.700 litri al secondo a 2.300 litri al secondo: questo ha comportato il mancato arrivo giornaliero dell’acqua dai rubinetti. Ne sanno qualcosa gli abitanti di Boccadifalco e Villagrazia, quartieri dove non sono state realizzate le sottoreti (in programma per quest’anno): lì, l’acqua non sempre arriva.
Visto quanto denunciato dalla Cgil, la crisi idrica sarebbe iniziata più di un anno fa con il caso di Scillato, dove non sarebbero stati svuotati completamente gli invasi, prendendo 700 litri al secondo. Da undici anni, quindi, l’acqua viene supplita con la diga Rosamarina. Questo passaggio ha avuto un costo importante: già nel 2017 sono stati spesi 2 milioni di energia elettrica.
Molti invasi sono off-limits, altri sindacati, come Filctem e Fillea, chiedono delle opere di manutenzione per pulire i bacini, coperti al 10% da fango. Una soluzione potrebbe essere la realizzazione del by-pass, prevista nel Piano Triennale delle Opere Pubbliche del Comune di Palermo, biennio 2016-18, con uno stanziamento di 6 milioni di euro.
Tante cifre, poco movimento: quale sarà il prossimo passo per risolvere il problema della crisi idrica?