Il medico come un antico guaritore deve assecondare le difese naturali di un uomo malato favorendone l’attivazione, con la consapevolezza che l’effetto di una terapia farmacologica dipende non solo dalla sua farmaco dinamica o significatività statistica, ma anche dall’atteggiamento del malato che la riceve, dalle sue attese e dalla relazione con il suo medico curante.
L’intesa con la persona malata e la solidarietà sono essenziali per il successo di una cura in quanto lo stesso è dovuto anche all’attenzione che il medico ha per l’uomo che soffre, nella sua complessità di persona con una storia, una cultura e con le sue personali credenze.
Conoscenza teorica e pratica forniscono gli strumenti adeguati alla difesa della salute nel rispetto del valore che ha la persona umana.
Agire da medico significa indirizzare la propria opera verso il bene comune, avendo rispetto e cura per gli altri, con attenzione nell’uso delle risorse comuni da usare con la dovuta competenza, abilità e capacità professionale nell’interesse di tutti, di certo non personale.
La prescrizione di un farmaco è un momento importante nella nascita di una relazione terapeutica. Personalizzare la scelta da parte del medico è doveroso non dimenticando tuttavia che si tratta di una materia complessa per la concomitante presenza spesso di più problemi di salute nello stesso soggetto, senza dimenticare i problemi psicologici, emotivi, di relazione e culturali.
La cura di una persona malata è sicuramente scientificamente definita, ma indubbiamente è aperta sul piano culturale. Lo stesso medico è parte integrante della cura e della prescrizione divenendone frequentemente parte importante, in relazione alle sue personali capacità.
L’irrompere ai nostri tempi della dimensione economica nelle scelte terapeutiche rappresenta, al di fuori di ogni dubbio, un elemento in grado di mettere in crisi la stessa capacità di scelta del medico che oggi più che mai ha bisogno di tornare ad essere un libero professionista responsabile capace delle migliori scelte, in ogni singolo caso, senza timore o esitazione.
Torniamo dunque alla qualità di un’arte basata non solo sulle conoscenze teoriche, ma anche pratiche tenendo conto del disagio sociale, psicologico della persona, nel contesto di vita, non dimenticando la complessità dell’uomo malato cui abbiamo il dovere di assicurare le migliori attenzioni possibili sotto ogni punto di vista.