“Che sia boss o assassino, trattiamolo con umanità”: abolire il 41 bis, ora diventa un caso

“Che sia boss o assassino, trattiamolo con umanità”: abolire il 41 bis, ora diventa un caso

CATANIA – Il quindicesimo punto del programma, sintetizzato sotto il nome di “Giustizia”. Mille perplessità, ma, soprattutto, un dibattito acceso tra le istituzioni.

Potere al popolo” è la lista emergente che irrompe nello scacchiere delle elezioni nazionali e ha già iniziato a far parlare di sé con un obiettivo diverso dal comune: abolizione dell’ergastolo e del 41 bis (che vede tutti i detenuti accusati di associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso che, come conseguenza, impedisce di avere rapporti con l’esterno).

Partendo proprio dal programma, i punti in questione sono il 15.13 e 15.14:

L’abolizione dell’ergastolo, sia condizionale che ostativo: l’assenza di ogni possibilità di uscita è incompatibile con la finalità rieducativa della pena, prevista dall’art. 27 della Costituzione”;

“L’abolizione del 41 bis, riconosciuto quale forma di tortura dall’ONU e da altre istituzioni internazionali, adottando al suo posto misure di controllo, per i reati di stampo mafioso, allo stesso tempo efficaci ed umane, che non permettano la continuità di rapporto con l’esterno”.

Nello specifico, l’articolo 27 della Costituzione, chiamato in causa, dice che “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Quindi, il ragionamento non farebbe una piega.

I sostenitori di “Potere al popolo” si appellano proprio a questo, al fatto che l’ergastolo vada in contrasto con un articolo della Costituzione. In merito al 41 bis, invece, il discorso è di veduta più ampia, in quanto l’Organo delle Nazioni Unite va contro il reato di tortura in Italia nel senso generico del termine, poiché la legge approvata è considerata “incompleta in quanto non menziona lo scopo dell’atto in questione”.

L’articolo approvato è il 613-bis del Codice Penale. Ecco cosa sancisce:

L’Onu ha espresso il proprio dissenso sul 41 bis, perché si tratta di uno speciale regime di detenzione per un periodo di quattro anni, prorogabile per altri due. È stato puntato il dito anche contro le estensioni automatiche di questo regime, i frequenti rigetti dei ricorsi e contro la mancanza di controllo giurisdizionale dei decreti che impongono o estendono questa forma di detenzione oltre che sulle severe restrizioni in termini di socialità con altri detenuti che questo regime comporta.

A favore dell’abolizione anche Carmelo Musumeci, ergastolano originario di Aci Sant’Antonio e temuto “boss di Versilia”, in carcere dal 1991, che ritiene ingiusta la pena del 41 bis e dell’ergastolo poiché non c’è la possibilità di poter cambiare le cose se si sta in un regime che innesca ancor di più l’odio verso le istituzioni, anche da parte delle famiglie dei mafiosi. Tutto questo ha rinforzato la cultura mafiosa”, si legge in una lettera pubblicata sul sito ufficiale del detenuto.

Inoltre, “È vero che una società ha diritto di difendersi dai membri che non rispettano la legge, ma è altrettanto ragionevole che essa non lo debba fare dimostrando di essere peggiore di loro. Purtroppo, a volte, questo accade. Penso che il regime di tortura del 41 bis, insieme con le pene che non finiscono mai, non diano risposte costruttive, né tanto meno rieducative. Non si può educare una persona tenendola all’inferno per decenni, senza dirle quando finirà la sua pena, soprattutto nel caso, non raro, che essa non avrà ulteriori probabilità di reiterare i reati. Lasciandola in quella situazione di sospensione e d’inerzia la si distrugge e, dopo un simile trattamento, anche il peggiore assassino si sentirà ‘innocente’, mentre le persone ‘perbene’ rischieranno di essere ‘colpevoli’. Non voglio convincervi, desidero solo farvi venire qualche dubbio. Non posso fare altro”.

Ma, ci sono anche diversi commenti di dissenso sui vari social, che criticano il movimento perché “non ha le competenze di poter scrivere delle cose di questo genere”, perché “chi stupra una ragazza o uccide un bambino, non ha bisogno di essere rieducato. Deve pagarla, perché una volta fuori, lo farà ancora. E ancora”.

A risposta di ciò, alcuni esponenti hanno dichiarato “sì, non perdoneremmo. Un trasgressore, tuttavia, deve essere rieducato”: tanti botta e risposta che, sicuramente, non si placheranno qui e che potrebbero avere i loro sviluppi in un tesissimo mese di febbraio.