CATANIA – L’11 gennaio 1693 – esattamente 325 anni fa – una scossa di magnitudo 7.4 colpì la costa orientale della Sicilia, tra Catania. Siracusa e la Val di Noto.
Il devastante sisma distrusse più di 45 centri abitati, causò almeno 60 mila vittime e fu così potente da scatenare un maremoto, arrivato fino alle coste della Grecia. Il terremoto di magnitudo 7.4 raggiunse il culmine dopo una serie di scosse minori dei giorni precedenti e fu seguito – per i due anni successivi – da più di 1.500 scosse d’assestamento. Il bilancio fu dei peggiori: a Catania morirono circa 16 mila persone su una popolazione di 20 mila residenti; a Ragusa ne morirono circa 5 mila su 9 mila; a Lentini 4 mila su 10 mila, a Siracusa 4 mila su 15 mila abitanti.
Con questi numeri, oltre ad essere il più intenso terremoto italiano, il sisma del 1693 si è anche aggiudicato il podio per essere stato il secondo sisma più disastroso della nostra penisola preceduto solo da quello del 1908 verificatosi nello Stretto di Messina (che fu meno intenso, ma che provocò oltre 120 mila morti).
Gli anni successivi furono dedicati interamente alla ricostruzione: fu valorizzato notevolmente il barocco siciliano di Noto, Ragusa, Catania, Siracusa e di moltissimi altri centri che, oggi, possono vantare ancora questo favoloso patrimonio artistico.