Tra i bilanci che si traggono dopo le feste, è consuetudine abbastanza diffusa fare i conti con la bilancia e cercare di porre rimedi agli abusi alimentari che inevitabilmente ci lasciano qualche chilo in più.
Nel panorama infinito di proposte, molte delle quali spesso inutili o addirittura dannose, può trovare spazio il ricorso ad un periodo di dieta proteica. Più correttamente, se consideriamo che il termine “dieta” origina dal greco “stile di vita” , sarebbe più opportuno definirla trattamento proteico, in quanto certamente non lo si può certo considerare uno stile di vita corretto. Si inizia a parlare di dieta proteica nel 1973 da parte di George L. Blackburn, professore associato di Nutrizione presso l’Harvard Medical School, il quale ha apportato una modifica al concetto di digiuno, introducendo con la dieta solo alimenti di origine proteica.
Il protocollo prevede l’assunzione di 1,2 gr per le donne e 1,5gr per l’uomo di proteine per ogni kg di peso corporeo. Il 50% di tale fabbisogno viene assunto con alimenti proteici, carne, pesce , pollo, ed il restante 50% con un integratore di aminoacidi essenziali che servono ad assicurare una corretta sintesi proteica.
La mancata assunzione di carboidrati fa si che l’organismo utilizzi solo i grassi di deposito; ciò avviene grazie ad una intenza attività lipolitica favorita dalla riduzione della secrezione insulinica e da un incremento della secrezione di Gh (ormone della crescita) stimolato dall’assunzione degli aminoacidi. Dal metabolismo dei grassi si forma una molecola, l’acetilCoA il quale non potendo entrare nel ciclo di Krebs (una via metabolica energetica degli zuccheri), entra in una via metabolica che porta alla formazione di corpi chetonici. Questi vengono utilizzati a scopo energetico dall’organismo. Il trattamento prevede una durata di 15-20 giorni, oltre il quale non bisogna spingersi, per evitare l’insorgenza di effetti collaterali, che per la verità sono abbastanzi rari. Tra questi ricordiamo: cefalea, sonnolenza, confusione mentale, crampi, debolezza muscolare, nausea, diarrea, tachicardia. Oltre che per la perdita dei chili accumulati durante le feste, la dieta chetogenica trova le seguenti indicazioni: cicli durante un lungo periodo di dimagramento, Start-up di un dimagramento pre-operatorio (per ridurre il rischio anestesiologico), trattamento delle adiposità localizzate (riduzione dei cuscinetti gluteo-femorali), apnee notturne. Le controindicazioni assolute sono invece rappresentate da: insufficienza renale (creatinemia >1,4 mg/dl), diabete insulino dipendente (tipo 1), gravidanza e allattamento, gotta, iperuricemia, calcolosi renale e colecistica.