CINISI – Avrebbe compiuto 70 anni oggi, Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino, il giornalista e attivista italiano, nato il 5 gennaio 1948 a Cinisi, in provincia di Palermo.
Per questo oggi, nella città capoluogo di regione, lo si ricorderà con una diretta radiofonica organizzata da “Radio 100 passi”, on air a partire dalle 10 per parlare della vita dello storico personaggio simbolo dell’antimafia, in attesa di ritrovarsi, il prossimo 9 maggio 2018, a commemorare il 40° anniversario del suo assassinio mafioso.
Per questa occasione, quindi, siamo andati a casa sua a raccogliere le testimonianze lasciate dalle carte, dal fratello e da ciò che la sua stanza ancora oggi comunica ai visitatori.
Membro di Democrazia Proletaria e noto per le sue denunce contro le attività di Cosa Nostra, Peppino, infatti, fu assassinato il 9 maggio 1978.
Nel 1977 fondò Radio Aut, un’emittente autofinanziata di controinformazione che si ribellava con una feroce satira alla mafia e i politici locali. Il fratello Giovanni, di 5 anni più piccolo, durante una nostra visita a Cinisi, ha dichiarato che negli anni di creazione della radio, molti cittadini cinisensi si erano avvicinati “clandestinamente” all’emittente radiofonica, condividendo gli attacchi che il giornalista scagliava contro i politici e i mafiosi, ma rimanendo comunque nell’omertà. Lo hanno lasciato solo, quindi, fino al suo omicidio, qualche giorno prima delle elezioni comunali a Cinisi, quando Impastato viene assassinato – a soli 30 anni – con una carica di tritolo posta sui binari della linea ferrata Palermo-Trapani.
I mezzi d’informazione, le forze dell’ordine e la magistratura parlarono di un’azione terroristica. Solo la determinazione della madre e del fratello, fece emergere la matrice mafiosa dell’omicidio, riconosciuta nel maggio del 1984 anche dal tribunale di Palermo. Gaetano Badalamenti fu indicato come il mandante dell’omicidio, insieme con il suo braccio destro Vito Palazzolo. Il 5 marzo 2001 la corte d’assise di Palermo li condannò all’ergastolo. Entrambi sono morti in carcere.
In questa foto storica, Peppino, di soli 4 anni, stringe la mano al padre Luigi Impastato e posa proprio vicino al futuro mandante dell’omicidio Gaetano Badalamenti e Vito Palazzolo.
La madre Felicia, dopo la morte del figlio, invece di chiedere vendetta, ha aperto le porte della sua casa, oggi accessibile a chiunque e visitabile in maniera gratuita. La casa dove invece abitava Badalamenti è stata recentemente confiscata alla mafia e trasformata in biblioteca comunale. Da lì, Badalamenti architettava le principali operazioni mafiose insieme con Riina e Provenzano, gli esponenti della «cupola regionale» che dirigeva Cosa Nostra.
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