Emorragia post partum

Emorragia post partum

L’emorragia post partum rappresenta tuttora la prima causa di morte materna in Italia, seguita dai disordini ipertensivi e dal tromboembolismo venoso.

Come accade in altri aspetti della vita di tutti i giorni, anche nel tasso di mortalità materna osserviamo immancabili differenze tra le diverse strutture sanitarie, a testimonianza che c’è ancora molto da fare per migliorare la sicurezza dei nostri punti nascita e far sì che l’assistenza prestata in corso di emorragia sia “tempestiva e qualificata”.

Eppure negli ultimi anni abbiamo lavorato molto per migliorare gli standard assistenziali alle pazienti emorragiche, anche attraverso la simulazione di scenari clinici che permettessero un’adeguata formazione degli operatori e il mantenimento nel tempo di quanto appreso. Abbiamo diffuso la conoscenza sull’uso dei cateteri da tamponamento uterino che sono un presidio imprescindibile in caso di emorragia post partum di tipo atonico, abbiamo insegnato a confezionare le suture uterine emostatiche, stiamo con fatica sensibilizzando i colleghi ginecologi a ridurre il numero dei tagli cesarei e a studiare con attenzione la localizzazione placentare nelle pazienti con pregressa cicatrice isterotomica, affinché quelle con impianto placentare anomalo vengano tempestivamente inviate ai centri di riferimento. L’Istituto Superiore di Sanità ha fatto un gran lavoro. È stato costituito l’Itoss, il Sistema di Sorveglianza Ostetrica Italiano che, attraverso la raccolta dei dati sulla mortalità materna e sui “near miss” ci permette di capire se ci stiamo muovendo nella giusta direzione.

Cosa possiamo fare ancora per ridurre la morbilità e la mortalità materna da emorragia post partum? Sarà sicuramente utile continuare a parlarne nei nostri Congressi. Ai massimi livelli, introducendo tempestivamente nella pratica clinica tutte le innovazioni tecniche e farmacologiche che possono contribuire a salvare le donne e a ridurre il numero di isterectomie. A livello regionale e locale, per formare e informare costantemente i ginecologi e le ostetriche.

Bisognerà ulteriormente migliorare l’organizzazione dei punti nascita, attraverso la creazione di protocolli locali per l’urgenza con simulazioni periodiche di scenari clinici che prevedano il coinvolgimento di tutto il personale del reparto. Infine, sarà sicuramente necessario migliorare l’informazione alle donne, dare il giusto peso alla gravidanza e all’evento nascita, senza spaventare ma senza sminuirne i rischi. Informare attraverso i media tradizionali che il taglio cesareo, l’obesità, la Pma, la gravidanza in età avanzata, sono tutti fattori che aumentano il rischio ostetrico in assoluto, e in particolare il rischio emorragico, potrà consentire alle donne di fare scelte più consapevoli.