L’olio di oliva è uno degli alimenti più tipicamente mediterranei ed ha un elevatissimo valore, sotto molti punti di vista.
È molto ricco di acidi grassi monoinsaturi: 100 grammi di olio d’oliva contengono ben 72,95 grammi di acidi grassi monoinsaturi, più del doppio dell’olio di girasole e proprio in virtù della composizione in acidi grassi è uno dei condimenti più indicati per chi soffre di colesterolo alto. L’olio extravergine d’oliva, infatti, aiuta a tenere sotto controllo i livelli di colesterolo LDL (quello cattivo), senza incidere negativamente sulla quantità di colesterolo HDL (quello buono).
Tra le altre importanti proprietà dell’olio di oliva ricordiamo: la sua alta digeribilità, grazie alla presenza di acido oleico che stimola la contrazione della cistifellea, favorendo la liberazione degli acidi biliari e, di conseguenza, la digestione; l’attività antiossidante dovuta ai fenoli che forniscono all’organismo una protezione contro i processi infiammatori e contro l’invecchiamento cellulare; protezione dall’osteoporosi e decalcificazione ossea e di conseguenza dai disturbi connessi, come per esempio le fratture grazie alla Vitamina E che aiuta a preservare la salute delle ossa.
Inoltre è un alimento indispensabile nell’alimentazione dei bambini e andrebbe introdotto sin dalle primissime fasi dello svezzamento, cioè già intorno ai 6 mesi perché contribuisce al processo di mielinizzazione del cervello e all’accrescimento, è un ottimo aiuto per le difese immunitarie ed inoltre risulta essere fondamentale alla formazione delle ossa.
L’olio d’oliva non presenta controindicazioni ma occorre solo fare attenzione a due fattori: la sua conservazione e la quantità che si consuma poiché è un alimento è molto calorico e non bisogna, quindi, esagerare con il consumo, specialmente quando si ha necessità di controllare il peso corporeo. Va conservato bene e consumato entro 12/18 mesi dalla data di produzione perché come tutti gli oli irrancidisce e di conseguenza non è più commestibile. Inoltre teme la luce e il calore e va quindi conservato in un ambiente fresco e al buio.
L’olio d’oliva viene definito extravergine quando l’acidità non supera lo 0,8% mentre è vergine quando l’acidità non supera il 2%. Quando l’acidità è superiore al 2% siamo in presenza di olio lampante, non commestibile. Solo se l’olio lampante viene raffinato, cioè, in seguito a un processo chimico detto, appunto, raffinazione, tutti i difetti vengono corretti e i parametri riportati nei termini di legge, si ottiene un olio neutro che, miscelato con una certa percentuale di olio vergine o extravergine, dà luogo all’olio d’oliva.
L’Italia, per decenni, è stata leader indiscussa nel mercato dell’extra vergine di oliva e punto di riferimento per il settore olivicolo-oleario a livello mondiale. Negli ultimi anni la situazione è però cambiata, perché adesso nello scenario produttivo emergono paesi come la Spagna, la Grecia, la Tunisia e anche la Siria, con produzioni annuali che superano le 200 mila tonnellate, contro le 183 mila italiane.
In collaborazione con la dottoressa Federica Provenza, biologa nutrizionista.