CATANIA – Scopa e paletta, macchina da cucire o forno deluxe per lei; mostri, spade e pistole per lui. Ecco gli articoli venduti dentro ai negozi di giocattoli, anche in questo Natale 2017.
Funziona così… da sempre in fondo. Per dirla tutta, se la bimba è femmina, per molti è quasi scontato che, “come la mamma”, senta il bisogno di dedicare il proprio tempo libero alle faccende di casa. L’armano di mocio ultimo modello, targato da un importante marchio tedesco, e “vai col divertimento!”.
E tutto questo oggi fa scalpore, ma coesiste con la nostra realtà. Insomma, nell’immaginario comune, ci sono cose da maschi che le femmine non possono fare e ci sono cose da femmine che è vergognoso che i maschi facciano: anche nel gioco.
Per non parlare dei maschietti che amano le “pentoline” o li affascina il ferro da stiro, giocattolo, perché “li rilassa”. Il vero traguardo per un genitore ‘medio’ è guardare il proprio figlio sano, forte e robusto che sputa al campetto da calcio, mentre incita i propri compagni a vincere a tutti i costi. Già… la vittoria, considerata spesso come l’unico vero obiettivo a cui puntare in un’attività ricreativa che dovrebbe educare all’esistenza della sconfitta, al senso di sportività e quindi a far crescere.
E se tutto questo fa nascere degli interrogativi ad un genitore su come correttamente curare lo sviluppo psicofisico del proprio figlio/a, soprattutto in vista del Natale in cui ci si affanna ad acquistare il “gioco perfetto”, ecco che, per Newsicilia, arrivano i consigli di un esperto. Abbiamo intervistato lo psicologo Gianni Nardelli, che ci ha fornito delle chiare risposte sul tema.
- Quanto è importante il gioco, autonomo e in condivisione con altri bambini, per lo sviluppo equilibrato del minore?
- Come incide sullo sviluppo del bambino la divisione netta tra i giochi “per femmina” e quelli “per maschio”?
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Quali i giochi per permettere ai bambini, di qualsiasi sesso, di crescere nel modo più equilibrato?
“Il valore formativo del gioco è funzionale alla crescita solo se esiste la motivazione che risiede nel provare piacere e, per quanto possiamo ritenere che un gioco sia formativo, il nostro ruolo genitoriale è quello di proporre, non può essere impositivo, se, ad esempio, un papà ‘obbliga’ il proprio figlio a giocare a calcio perché ritiene che abbia una valenza formativa, non servirà a nulla e non sarà mai utile alla crescita. Se il bimbo, invece, preferisce risolvere puzzle complicati al posto di tirare calci al pallone, è assolutamente doveroso rispettare ogni meravigliosa individualità, perché farlo prepara vostro figlio a comprendere i propri interessi, passioni e addirittura scoprire giovani talenti!”.
Insomma giocare è sicuramente roba da bambini, ma educare no: quella è roba da grandi e non serve la fantasia, quanto giudizio ed equilibrio.