Bimbi aggrediti dalle maestre: “Stanchezza e stress incidono sul rendimento delle insegnanti”

Bimbi aggrediti dalle maestre: “Stanchezza e stress incidono sul rendimento delle insegnanti”

CATANIA – Bambini piccoli aggrediti dalle maestre all’interno delle scuole materne, un tema che di recente è tornato a essere di stretta attualità, dopo l’ultimo fatto accaduto qualche giorno fa a Vercelli.

La vicenda si presta a mille interpretazioni e invita la gente a riflettere sulla natura di tali comportamenti, dividendo l’opinione pubblica tra chi vede in ciò una cosa, a dir poco, ignobile, e chi invece si concentra più sulla loro funzione educativa.

La popolazione appartenente alla fascia d’età compresa tra i 2 e i 6 anni, oltre a rappresentare il nostro futuro, suscita in ognuno di noi un senso di tenerezza, tale da stimolare sentimenti di rabbia e repulsione anche a vedere solo un minimo accenno di violenza nei loro confronti.

Oltre a ciò, c’è anche da tenere in considerazione anche un altro aspetto, che è quello del senso di abbandono che ogni bambino prova il primo giorno di scuola della propria vita, in quanto viene lasciato dalla madre a persone sconosciute per alcune ore. Questo chiama in causa anche il senso di responsabilità dei genitori e, davanti a fatti come quelli accaduti di recente, lasciare i propri figli in un luogo estraneo alla casa rappresenterebbe un rischio non indifferente, oltre a generare nel bambino un forte senso di terrore nei confronti del mondo esterno. Un altro aspetto da tenere d’occhio è quello del disciplinamento del bambino, cosa che spesso porta le persone a definire le cosiddette “botte di punizione” un metodo giusto ed efficace per far capire al piccolo di non commettere più determinati sbagli.

Infine, il rapporto tra insegnanti e genitori è un altro elemento fondamentale, che negli ultimi anni è andato sempre più a diminuire, per capire la situazione familiare nella quale vive il bambino. A questo proposito abbiamo sentito il parere di Francesca, maestra d’asilo da quarant’anni, che ci ha illustrato un quadro completo della situazione degli ultimi tempi, oltre a esprimere un suo parere riguardo a questa piaga.

“Per i bambini è quasi un dramma andare a scuola per la prima volta e conoscere persone estranee – spiega Francesca -. Sta poi alla sensibilità dell’insegnante fare capire a loro che lei diventa un sostituto della propria madre per quelle 3-4 ore. Davanti alla vivacità dei bambini, l’aggressività delle maestre non è mai giustificata. Però ci sono casi e casi, in quanto ai bambini più turbolenti, se non mostri che sei superiore a loro, non li farai mai rigare dritto. Se non si comporta bene, si mette semplicemente in punizione, impedendogli di uscire dalla classe durante le pause. L’importante è fargli capire, durante il periodo d’accoglienza soprattutto, che il metodo educativo è uguale per tutti. Una altro modo efficace nel disciplinarli è farli diventare aiutanti delle maestre, tenendoli sempre impegnati e facendo capire di non essere isolati, contribuendo a far cresce il senso di responsabilità“.

Riguardo a certi atteggiamenti che, come in occasione dell’ultimo triste episodio, degenerano anche in insulti razzisti, “ammetto che arrivate a una certa età – continua Francesca – le insegnanti non possono più fare questo lavoro, per problemi di stanchezza e stress. Così talvolta arrivano anche a dire, a causa di ciò, cose assurde nei confronti dei bambini”.

Infine, riguardo al rapporto tra insegnanti e genitori, i tempi non sono affatto buoni, in quanto “i genitori di oggi sono cambiati tantissimo – conclude Francesca – perché pretendono, ma non danno. Oltre a ciò, non sono propensi a discutere con le maestre, perché molti pensano che, arrivati ai cicli scolastici successivi, le cose cambieranno e non considerano che le basi si pongono già a partire dai tre anni di età. Oggi su una classe di 20 bambini, ne trovi solo 5-6 appartenenti a famiglie stabili, tutti gli altri vivono con un solo genitore. Questo incide molto sull’aggressività dei bambini, perché non c’è dialogo”.